TIMOTHY SNYDER Alle radici dell’identità ucraina

Da «Substack», 21 febbraio 2022, tradotto da «Internazionale», 1449, 25 febbraio 2022

Più di mille anni fa i trafficanti di schiavi vichinghi trovarono la rotta verso sud che cercavano da tempo. Il percorso seguiva il fiume Dnepr e passava per uno snodo com­merciale chiamato Kiev, poi procedeva lungo rapide che nemmeno gli esperti vichinghi erano in grado di dominare. In questi tratti i nordici obbligavano gli schiavi a trasportare le barche, e incidevano delle rune lungo la riva per commemorarne la morte. Quei vichinghi chiamavano se stessi rus.
All’epoca l’antico khanato di Khazaria si stava disgregando. Nell’ottavo secolo i kazari avevano fermata l’avanzata dell’islam nel Caucaso, all’incirca nello stesso periodo della battaglia di Poitiers del 732. Molti rappresentanti dell’elite kazara si erano convertiti all’ebraismo. Continua a leggere “TIMOTHY SNYDER Alle radici dell’identità ucraina”

Bancomat

Il 23 dicembre verso l’ora di pranzo ci trovavamo in un ipermercato. Potrebbe essere l’inizio di un giallo. Poteva. Improvvisamente l’altoparlante ha annunciato che per motivi indipendenti dalla nostra volontà non è possibile pagare con bancomat e carte di credito. E naturalmente ci scusiamo per il disagio. E stiamo lavorando per ripristinare il collegamento con la banca. Senza aspettare troppo sono sceso al piano di sotto dove c’è uno sportello bancomat miracolosamente funzionante. C’erano già altre 10 persone in fila. Dietro di me si è formata una fila di almeno 50 persone. Ognuno di quelli che mi precedeva ha prelevato 250 euro. Come se da oggi non fosse più possibile pagare con una carta e dovessimo avere le tasche piene di contanti. Se gira la voce che manca l’olio di semi tutti cominciano a vedere tavole senza dolci, senza fritti, insalate senza maionese, senza un domani.

PIERO CIAMPI Il lavoro

Il lavoro? Ancora non lo so
Mi hanno preso? Non mi hanno detto niente
E allora? Ti ho detto, non so niente
E allora? Allora non lo so
Non lo so, non lo so, non lo so
Non lo so, non lo so
Ti ho portato qualche cosa che ti piacerà
Ecco il giornale e un pacchetto di sigarette
E dietro a me c’è una sorpresa
Un ospite, un nuovo inquilino
C’è la mia ombra che chiede asilo
Perché purtroppo anche stavolta
Devo dirti che è andata male

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Capitale umano

Insieme di capacità, competenze, conoscenze, abilità professionali e relazionali possedute in genere dall’individuo, acquisite non solo mediante l’istruzione scolastica, ma anche attraverso un lungo apprendimento o esperienza sul posto di lavoro e quindi non facilmente sostituibili in quanto intrinsecamente elaborate dal soggetto che le ha acquisite. Pur non potendo essere misurate univocamente, le componenti del c.u. determinano tuttavia la qualità della prestazione erogata dal detentore, concorrendo ad aumentare la produttività di un’impresa e a qualificarla, influenzandone i risultati.
Dizionario di Economia e Finanza, Enciclopedia Treccani (2012)

Di fronte alla chiusura delle scuole, da più parti si è rivendicata la loro importanza per la formazione del capitale umano; si è invocata la necessità di un loro rilancio in modi nuovi, che rendano possibile una più proficua disponibilità di capitale umano. Continua a leggere “Capitale umano”

DANTE Tanto gentile e tanto onesta pare

Dalla «Vita Nova», cap. 26

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;

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ALESSANDRO MANZONI Come parli, frate?

Da «I promessi sposi», cap. 6

– In che posso ubbidirla? – disse don Rodrigo, piantandosi in piedi nel mezzo della sala. Il suono delle parole era tale; ma il modo con cui eran proferite, voleva dir chiaramente: bada a chi sei davanti, pesa le parole, e sbrigati.
Per dar coraggio al nostro fra Cristoforo, non c’era mezzo più sicuro e più spedito, che prenderlo con maniera arrogante. Egli che stava sospeso, cercando le parole, e facendo scorrere tra le dita le ave marie della corona che teneva a cintola, come se in qualcheduna di quelle sperasse di trovare il suo esordio; a quel fare di don Rodrigo, si sentì subito venir sulle labbra più parole del bisogno. Ma pensando quanto importasse di non guastare i fatti suoi o, ciò ch’era assai più, i fatti altrui, corresse e temperò le frasi che gli si eran presentate alla mente Continua a leggere “ALESSANDRO MANZONI Come parli, frate?”

Russi

Non capisco questo ostracismo verso Dostoevskij. E Tolstoj, allora? E Nabokov: essendo diventato americano si può ancora leggere? E Gogol’? È evidente, con il suo pessimismo, che non avrebbe preso le distanze da Putin

IL MURO DEL CANTO Cometa

Quanta gente hai incontrato in vita tua
Qualcuno è rimasto, qualcuno il vento se l’è portato via
Quelli vicini, pure quanno so’ lontani pe’ contalli, t’avanzano le dita delle mani
Tutto il resto è distrazione e circostanza, so comparse
Chiamate a fa’ presenza

Un pugile stanco che ha sempre cercato rogna
E adesso guarda nell’angolo sperando che gettino la spugna
Un campione in bicicletta imbattibile in salita
Che hanno fatto fuori sull’ultima volata
Se spengono i riflettori, dopo una serata a butta già alcolici e rancori

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Trincea

Per chi non sia abituato, fa una certa impressione abbandonare il riparo della trincea, uscire e trovarsi allo scoperto, di fronte ai tiri di fucile delle vedette nemiche. Il novizio dice: «Sono stato visto; questa fucilata è per me». Invece, non è niente. Le vedette tirano, di fronte a loro, senza un bersaglio preciso, a caso, nel buio.

Emilio Lussu, Un anno sull’altipiano

TORQUATO TASSO S’ei piace, ei lice

Da «Aminta», Coro dell’atto I

O bella età de l’oro,
non già perché di latte
sen’ corse il fiume e stillò mele il bosco;
non perché i frutti loro
dier da l’aratro intatte
le terre, e gli angui errar senz’ira o tosco;
non perché nuvol fosco
non spiegò allor suo velo,
ma in primavera eterna,
ch’ora s’accende e verna,
rise di luce e di sereno il cielo;
né portò peregrino
o guerra o merce agli altrui lidi il pino;

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