[a Giorgio Montefoschi]
Roma — o altissimo sparire di una città di pietra
quando le sue immagini liete non confortano
l’Inesistenza futura! Così invano si passa
lo sguardo su canterine foto di un giubilo antico,
su ardenti foto di repertorio Anni Cinquanta.
Non c’è più la città, la spaurita città
della sparita giovinezza: vecchie austere guardano
il mondo indifferente; puttane illustri si vendono
sotto il ponte di Testaccio; inamabili vecchie
rotte ad ogni incanto. O incontro, o magia
o incantamento, prima dell’avvento finale
fra Terzo Mondo e Traffico Sconvolto, prima
del canto terminale di una gioia virtuosa e teologale.