Notte e nebbia

10 giugno
Oggi inizia il post DaDa, il diario dei sopravvissuti. Si intitola «Notte e nebbia». Ogni riferimento alla guerra è puramente casuale.

11 giugno
A questo punto è chiaro a tutti che il ministero non ha un piano. E non vuole scucire un euro a favore della scuola pubblica. Ma non perché, l’ho scritto un po’ di tempo fa, la scuola pubblica non è nell’agenda politica, ma perché l’agenda politica prevede dei piani (a costo zero) che dobbiamo realizzare noi, con la nostra esperienza e la nostra immaginazione (l’entusiasmo no, quello non serve), possibilmente cercando di non vedere qual è il progetto globale. In buona sostanza il governo ci chiede di smantellare la scuola, ma il modo lo decidiamo no. E ci mettiamo anche un bel po’ di olio di gomito.

13 giugno
I due piani rientrano l’uno nell’altro. C’è il non-piano per la riapertura della scuola a settembre, con gli exploit di Lina Azzo e le trovate geniali della task force, personaggi e scenografia della piéce, e c’è un piano, partito dopo il riflusso, di ristrutturazione della scuola pubblica, della sua funzione costituzionale e della sua consistenza, che per semplificare potremmo chiamare piano Gelli-Berlinguer-Moratti-Gelmini-Renzi-Colao, a cui hanno contribuito Confindustria, ANP, fondazioni più o meno improvvisate, giornalisti-su-libro-paga, sindacati collusi, alcuni intellettuali più o meno consapevoli (l’ultimo è Affinati). La novità è che fino alla Buona Scuola ai docenti viene richiesta un’acquiescenza, diciamo, passiva. Devono votare sì ai collegi, adattare le norme alle situazioni, aggiornare le loro competenze, possono borbottare ma senza fare troppo rumore. In cambio due spicci e/o un ruolo decorativo nello staff. Il compito principale consiste nel trovare il modo migliore di tenere in piedi l’istituzione scolastica con sempre meno risorse a disposizione. Ora non basta più: i docenti devono avere un atteggiamento proattivo, entrano a far parte del meccanismo di ristrutturazione: avete l’autonomia scolastica come quadro, vi abbiamo alleggerito del carico di conoscenze da trasmettere, abbiamo dato ai dirigenti un potere discrezionale pressoché assoluto, piovono device con giga illimitati. Siete parte del middle management, rimboccatevi le maniche.

24 giugno
Il ministero ha pubblicato un piano. Si intitola Piano scuola 2020-2021. La sua ispirazione di fondo viene dalla nonna di Bussetti: si fa il fuoco con la legna che si ha. Precisando che ogni scuola farà il fuoco con la (poca) legna che ha, noi vi diamo solo dei consigli. Le aule sono troppo piccole? Gli insegnanti sono troppo pochi? Si faranno i doppi turni, si andrà a scuola anche di sabato, frazionando le classi e il tempo scuola, pia e pai. Corollario: c’erano due o tre cose da attuare che finora non si è potuto attuare per le resistenze della scuola. Ecco l’occasione. Il programma era già noto. La commissione che lo ha predisposto ha speso il tempo per mettere in fila le chiacchiere che fanno da contorno: l’eccezionalità della situazione impone di progettare decisioni su come ripartire, nella scuola non si deve disperdere quanto di buono è stato già fatto, dai docenti in modo autonomo durante l’emergenza, e quindi in direzione della realizzazione dell’autonomia, ciò va senza dirlo. Ma anche: siete stati bravissimi a improvvisare, ma ora fate una formazione sulle seguenti tematiche: metodologie innovative di insegnamento e di apprendimento, metodologie innovative per l’inclusione scolastica, modelli di didattica interdisciplinare, modalità e strumenti di valutazione… ad esempio attraverso le tecnologie multimediali: così non venite più a dirci che non si può valutare a distanza.

Il documento non ha recepito nessuna delle istanze che provengono dal mondo della scuola, a eccezione di quella lunga lettera dell’Anp. Per esempio, tra le misure da adottare non si può non notare la scomposizione del gruppo classe, ma non per ragioni solo tecniche, si tratta di una riforma complessiva della scuola: riconfigurazione dei gruppi di apprendimento, aggregazione delle discipline in ambiti disciplinari, integrazione della didattica in presenza con la didattica a distanza (dip con dad). La lettera dell’Anp è nota a tutti, se n’è parlato qui e qui.

25 giugno
Come ha lavorato la task force. Tra aprile e maggio ha gettato in pasto ai giornalisti alcune parole-chiave: classi dimezzate, doppi turni, didattica mista, dip, dad, ora da 40 minuti, distanziamento, lezioni all’aperto, plexiglass. Avendo cura, ogni volta, di smentire, ma soprattutto facendo attenzione a non nominare mai soldi, finanziamenti, aumento di organici. Le scuole hanno iniziato a lavorare a delle ipotesi per mettere insieme tutte queste cose. La task force ha studiato le ipotesi e poi le ha riassunte.

26 giugno
Le rime boccali. Dante aveva già capito il potere del saluto a distanza (di almeno un metro) di Beatrice. Dice che l’emozione non la può intendere chi non la PROVA:

e par che de la sua labbia si MOVA
un spirito soave pien d’amore.

Lina Azzo e la poesia.

7 luglio
Un sondaggio dice che uno studente su 10 con la DaD ha abbandonato le lezioni e altri 2 hanno seguito a singhiozzo. E gli altri 7? Tutto bene, grazie.

30 luglio
Oggi su Repubblica c’è un articolo sulla riapertura della scuola a settembre. Da una lettura molto frettolosa (a causa del disgusto, non della fretta) ho capito che la didattica a distanza nelle scuole superiori verrà mantenuta a metà (una settimana con mezza classe in classe e mezza classe a casa e un’altra settimana si invertono le mezze classe), che i voti a distanza avranno lo stesso valore di quelli in presenza (beati voi), ma che i contenuti saranno ridotti all’essenziale, che è una casta ammissione sui limiti della didattica a distanza, o la realizzazione di un progetto che se siete state attenti era scritto in alcuni documenti di grandi elettori molto prima che il possibile contagio ci costringesse a ragionare in modo emergenziale. Il resto dell’articolo parla di banchi, della forma dei banchi, di banchi che si muovono, di alunni che si muovono, di possibili scontri e inevitabili. C’è persino una battuta ironica su chi in questi giorni sta misurando gli spazi dentro le scuole, manca giusto un poveri scemi. E, last but not least, anche i precari avranno un tablet. Probabilmente in prestito.

21 agosto
Cosa hanno prodotto i megacervelloni della task force nominata dal (dubbio) ministro dell’istruzione in sei mesi di lavori: distribuire 11 milioni di mascherine al giorno (bastano fino a mezzogiorno), banchi monoposto a rotelle per tutti (li sta costruendo la Fiat-Chrysler), allargamento delle aule (grazie a un algoritmo segreto che conoscono solo a viale Trastevere). E se qualcosa va storto, è colpa dei sindacati che remano contro.

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