A proposito dello sciopero del 23 febbraio leggo commenti divertenti.
Ne segnalo alcuni:
1. I sindacati prima firmano il contratto poi ci chiedono di scioperare.
Osservo: a dire il vero lo sciopero è stato indetto dai sindacati di base che non solo non hanno firmato ma non sono neppure presenti al tavolo contrattuale.
2. Bisognava scioperare prima della firma, non adesso
Osservo: a dire il vero c’erano già stati due scioperi, sempre dei sindacati di base, prima del contratto, uno a novembre e uno a inizio gennaio.
3. Lo sciopero di una giornata non serve, bisogna bloccare le scuole per una settimana
Osservo: a dire il vero le norme in vigore non consentono scioperi di durata superiore ai due giorni
4. Lo sciopero non serve più a nulla, è un’arma spuntata
Osservo: c’è sicuramente del vero in questa affermazione, ma c’è il fatto che anche altri strumenti (meno “dolorosi” sotto l’aspetto economico ma molto incisivi) non riscuotono i favori dei docenti. Mi riferisco per esempio al rifiuto di incarichi e attività aggiuntive svolte ormai quasi gratuitamente. Mi risulta che in molte scuole ci sia addirittura una “gara” ad ottenere incarichi di “fiduciario”, coordinatore, referente, responsabile di questo o di quel progetto, ecc..
5. Lo sciopero ha avuto adesioni da prefisso telefonico quindi è inutile ed è la prova provata che il sindacalismo di base è morto.
Osservo: può darsi che il sindacalismo di base sia morto, ma mi pare che anche il sindacalismo tradizionale non sia in buona salute. Se tralasciamo lo sciopero del 5 maggio 2015, qualcuno è in grado di citare uno sciopero che sia andato al di là del 10%?
L’anno scorso l’8 marzo c’era stato uno sciopero di un importante sindacato confederale che non era arrivato neppure al 5%.
Ricordo scioperi di quando ancora lavoravo come ds ai quali non partecipavano neppure le RSU di istituto dei sindacati confederali. La “crisi” dei sindacati è complessa, liquidarla con battute da bar non è molto utile e quindi mi fermo qui.