Le inadempienze del potere politico e dell’amministrazione pubblica sono di tale portata e profondità che in altre città causerebbero una sollevazione popolare, a Roma no, perché i romani non si aspettano né pretendono quasi nulla dagli amministratori che li governano, i quali a loro volta non si aspettano nulla dai cittadini. Un esempio: quando nevica (accade ogni vent’anni) è sorprendente notare come nessuno muova un dito e assista al bianco miracolo prima con stupore, poi con gioia, poi con noia, e infine con rancore (l’intero trascolorare di sentimenti nell’arco di otto o dodici ore, al massimo una giornata), quando disagi e incidenti mettono in ginocchio la città. Non vedi nessuno, ma proprio nessuno che spali la neve, almeno davanti alle case o per garantire un minimo di percorribilità delle strade: i cittadini aspettano passivamente che ci pensino le autorità, le autorità pretendono, con piglio arrogante, che lo facciano i cittadini.
Edoardo Albinati, La scuola cattolica
Roma, una città costruita da un agglomerato di diverse popolazioni, una città piena di insidie, di inganni, di vizi di ogni genere, e nella quale si deve sopportare l’insolenza, l’arroganza, l’alterigia, l’invidia, la superbia, l’odio e il fastidio di molti.
Quinto Tullio Cicerone, Commentariolum petitionis
Il mio unico viaggio a Roma […] era durato appena due giorni ed era stato un tour turistico: il Pantheon, la scalinata di piazza di Spagna, dove gli artisti del rimorchio tampinavano le ragazzine, il Colosseo, un enorme, decadente teschio la cui arena invasa dall’erba era persa in un’insolita inconsistenza […]. I turisti si guardavano l’un l’altro vagando nelle fatiscenti strutture, incapaci di immaginare quella vastità come un luogo un tempo affollato, un reticolato di attenzioni, di urla, gli sguardi di migliaia di uomini su un anello di violenza umana.
Rachel Kushner, I lanciafiamme
Singolare destino di Roma, questo, che meno la si conosce direttamente e a fondo, meglio la si interpreta, mentre chi vive qui, nella stragrande maggioranza dei casi, non coglie mai nulla davvero.
Emanuele Trevi, Senza verso
Roma? Non era più la sua città, era diventata l’ombra deforme di un corpo senza proporzioni.
Antonio Manzini, Rien ne va plus