EMANUELE ZINATO Sul caso Cospito: alcune riflessioni sciasciane

[Il presente e noi, 8 marzo 2023]

1. Genesi del carcere duro in Italia

Riflettere criticamente sul caso Cospito comporta la dolorosa e scomoda ricostruzione della genesi dell’istituzione del carcere duro in Italia e una riflessione sulla sua legittimità in un ordinamento democratico. L’antesignano del 41 bis è infatti l’articolo 90 istituito negli anni Settanta. Il carcere duro fece il suo esordio in regime d’eccezione a partire dal rapimento Moro: in quell’epoca vennero legittimate condizioni di detenzione che privano i reclusi per terrorismo di diritti, di socialità, di visite dei familiari, come nel tristemente famoso carcere dell’Asinara o  neicosiddetti “braccetti” in funzione nei primi anni Ottanta Continua a leggere “EMANUELE ZINATO Sul caso Cospito: alcune riflessioni sciasciane”

Puttana

«Un tipo laggiù mi ha detto: Combien, mademoiselle?».
«Non se ne meravigli», disse il giovane «in fondo sembra una puttana».
«Lo sa che non me ne importa proprio nulla?».
«Sarebbe dovuta andare con quel signore».
«In fondo ho qui lei».
«Può andare con lui dopo di me. Ci si metta d’accordo».
«Non mi piace».
«Non avrà certo obiezioni di principio ad avere più uomini in una stessa notte».
«Perché no, se sono belli».
«Li preferisci a uno a uno o tutti insieme?».
«Sia in un modo che nell’altro» disse la ragazza.

Da Milan Kundera, Il falso autostop, in Amori ridicoli

FRANCESCO PETRARCA Era il giorno ch’al sol si scoloraro

Da «Rerum vulgarium fragmenta», 3

Era il giorno ch’al sol si scoloraro
per la pietà del suo factore i rai,
quando i’ fui preso, et non me ne guardai,
ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legaro.

Tempo non mi parea da far riparo
contra colpi d’Amor: però m’andai
secur, senza sospetto; onde i miei guai
nel commune dolor s’incominciaro.

Trovommi Amor del tutto disarmato
et aperta la via per gli occhi al core,
che di lagrime son fatti uscio et varco:

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GIOVANNI VERGA La roba

Da «Novelle rusticane» (1884)

Il viandante che andava lungo il Biviere di Lentini, steso là come un pezzo di mare morto, e le stoppie riarse della Piana di Catania, e gli aranci sempre verdi di Francofonte, e i sugheri grigi di Resecone, e i pascoli deserti di Passaneto e di Passanitello, se domandava, per ingannare la noia della lunga strada polverosa, sotto il cielo fosco dal caldo, nell’ora in cui i campanelli della lettiga suonano tristamente nell’immensa campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, e il lettighiere canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno della malaria: – Qui di chi è? – sentiva rispondersi: – Di Mazzarò -. E passando vicino a una fattoria grande quanto un paese Continua a leggere “GIOVANNI VERGA La roba”

Compito di fisica

In quinta rossa sono preoccupati per il compito di fisica. Offro una soluzione letteraria: Svevo divide la società in lottatori e contemplatori. I contemplatori sono degli inetti, dei perdenti, come chi prende un brutto voto a un compito perché non sa adattarsi alla scuola, come gli inetti sono inadatti alla società, non si conformano. Svevo però rivendica agli inetti di essere quello che ha di meglio la società. Dice: una vivente protesta contro la ridicola concezione del superuomo come ci è stata gabellata. Interviene Irene: noi pensavamo che lei poteva far scattare l’allarme antiincendio. Bobo osserva che il prof prende l’ascensore: ma come si fa a bloccare l’ascensore. Semplicissimo, spiego, c’è una levetta nel quadro a metà del corridoio, se l’abbassi togli la corrente all’ascensore

GIAN CARLO CASELLI Il ministro dell’istruzione e la censura della preside fiorentina

[MicroMega, 1 marzo 2023]

Fra le “patologie” che affliggono il nostro paese figura una profonda sottovalutazione del pericolo che si corre quando si occulta il passato; quasi una perdita di memoria che sconfina nell’amnesia, una mancanza continuativa di coscienza etica. Questa riflessione di Barbara Spinelli si attaglia anche al caso della preside fiorentina duramente ripresa, con piglio gagliardo, dal ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara.

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Grottesco

Etimologia

II termine è legato alle decorazioni murali della Domus Aurea neroniana, rinvenute nei primi anni del Cinquecento: esse furono dette «grottesche» perché ai primi occasionali visitatori quelle pitture, che ornavano le volte di antichi edifici ormai in rovina, sembrarono simili a decorazioni tracciate sulle pareti di grotte. Numerosi artisti dal Rinascimento si ispirarono a questo tipo di pittura, che venne chiamato appunto «grottesca» o «alla grottesca». La caratteristica principale di questi affreschi era il fatto di riunire elementi eterogenei tra loro (vegetali, animali e umani), spesso deformati e colorati con toni accesi. Solo nel XVII secolo il termine ha assunto il significato attuale di «ridicolo», «burlesco», «strano».

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GIACOMO LEOPARDI L’infinito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce Continua a leggere “GIACOMO LEOPARDI L’infinito”

FRANCO SACCHETTI Novella del fabbro e dell’asinaio

«Il Trecentonovelle», CXIV

Dante Allighieri fa conoscente uno fabbro e uno asinaio del loro errore, perché con nuovi volgari cantavano il libro suo.

Lo eccellentissimo poeta volgare, la cui fama in perpetuo non verrà meno, Dante Allighieri fiorentino, era vicino in Firenze alla famiglia degli Adimari; ed essendo apparito caso che un giovane cavaliere di quella famiglia, per non so che delitto, era impacciato, e per esser condennato per ordine di justizia da uno esecutore, il quale parea avere amistà col detto Dante, fu dal detto cavaliere pregato che pregasse l’esecutore che gli fosse raccomandato. Dante disse che ’l farebbe volentieri. Quando ebbe desinato, esce di casa, e avviasi per andare a fare la faccenda, e passando per porta San Piero, battendo ferro uno fabbro su la ’ncudine, cantava il Dante come si canta uno cantare, e tramestava i versi suoi Continua a leggere “FRANCO SACCHETTI Novella del fabbro e dell’asinaio”