To everything turn, turn, turn (20)

L’ex ministro Fioramonti, da ex ministro rilancia su Left di questa settimana la scuola di prossimità. Che, se attuata, farebbe riguadagnare alla scuola gli 8 miliardi tagliati dalla Gelmini. In controtendenza netta «dopo decenni di trascuratezza e disinteresse da parte dello Stato»:

Nel mio ruolo di ministro avevo proposto un riassetto delle strutture scolastiche ispirandomi ad un modello che ho chiamato «scuola di prossimità», caratterizzata da tanti piccoli istituti con 200 studenti al massimo, suddivisi in classi piccole, collegati in rete tra di loro ma distribuiti sul territorio.

Ma questa non sarebbe la notizia. L’ex ministro Fioramonti, tra le righe, ha in mente qualcosa di più di una scuola modello slow food, un modello ambiguo e fumoso, a cui la scuola di prossimità fa l’ombra di una foglia di fico. Dice che «la pandemia ha dimostrato la necessità di un nuovo modello di scuola». D’accordo, se si confronta con le ipotesi dei comitati tecnici, con banchi monoposto e mascherine che lasciano invariati i numeri. D’accordo, la scuola deve tornare al centro dell’interesse governativo, con finanziamenti adeguati (cospicui: quelli che gli sono stati negati quando era ministro erano solo un acconto), ma anche per Fioramonti, concludendo tutto il ragionamento, in perfetta sintonia con tanti altri pensatori tecnocratici dei nostri giorni, questa tragedia sanitaria può diventare una grande opportunità

per creare un modello di scuola diverso. più sperimentale e adattata ai bisogni formativi sempre in evoluzione. Una scuola che sia non solo sicura in tempi di pandemia, ma anche più dinamica, multidisciplinare e innovativa.

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