Maurizio Martina corre per la segreteria parlando di scuola. Non è una buona notizia. Anche Renzi iniziò dicendo la scuola è al centro dei miei pensieri. Sappiamo tutti com’è andata a finire.
Martina vuole ripartire dai docenti. Anche questa non è una buona notizia. Il suo programma si articola in 4 punti: buona formazione, migliore selezione, valutazione adeguata e aumento di stipendio. Si legge: ripristino del FIT triennale abolito dal governo gialloverde, chi ce la fa dopo tre anni di tirocinio (e quanti crediti?) a superare un concorso diventa un docente di ruolo, si fa valutare dal dirigente (e forse anche scegliere, nello stile della Buona Scuola che il buon Martina non mette in discussione), e pertanto viene pagato di più. Se si è meritato l’aumento: «È per questo che vogliamo aprire una discussione con il mondo della scuola sulla progressione e sulla diversificazione delle carriere». Ovvero, torna l’idea originaria della Buona Scuola, molto prima di diventare 107 e produrre quell’aborto di bonus per i docenti meritevoli: la suddivisione dei docenti in fasce di merito a cui corrisponde un diverso livello di gratificazione economica. Molto più pericoloso.
Mi soffermo sul fatto che Martina vuole aprire una discussione con il mondo della scuola. Ci provano tutti. Ma le modalità con cui discutere non sono molto chiare. Renzi ha lanciato una consultazione on line sulla Buona Scuola i cui risultati non sono mai stati resi noti. La legge 107 non ha recepito nessuna delle istanze del mondo della scuola, nemmeno quelle favorevoli, perché durante l’iter parlamentare la riforma è stata stravolta e stiracchiata in vario modo. Le consultazioni vere, quelle che si sono svolte davanti alla commissione cultura, sono state un fallimento. Tutti ricordano Faraone che gioca con il telefonino. En passant scopro che Martina ha nominato Simona Malpezzi portavoce della sua campagna. Un’altra campionessa di ascolto. Ma anche quelli che ci sono ora, per dire, non sono così aperti al dialogo. Ogni tanto qualcuno si affaccia a un balcone e dice stiamo smantellando la Buona Scuola. E il pubblico dice: lasciamoli lavorare. Ora un Martina che dice che vuole consultarsi con il mondo della scuola fa pensare: non abbiamo proprio niente da perdere su questo piano.
Martina dice basta a lezioni private e classi pollaio. Propone, nel rispetto dell’attuale normativa, un tetto di 24 alunni per classe da cui non si può derogare (qualcuno gli porti degli aggiornamenti della normativa). Mi sembra di capire che l’abolizione delle classi pollaio sia la condicio sine qua non dell’abolizione delle lezioni private. Nel senso che il successo formativo, in classi di 24 alunni, è assicurato. O forse ha solo dovuto stringere perché quando ha attaccato a parlare di scuola, la gente ha iniziato a andare via.