I
Il concetto di razza nella specie umana non ha ottenuto alcun consenso dal punto di vista scientifico, e non è probabilmente destinato ad averne, poiché la variazione esistente nella specie umana è graduale. Si potrebbe obiettare che gli stereotipi razziali hanno una certa consistenza, tale da permettere anche all’uomo comune di classificare gli individui. Tuttavia gli stereotipi più diffusi, tutti basati sul colore della pelle, sul colore e l’aspetto dei capelli e sui tratti facciali, riflettono differenze superficiali che non sono confermate da analisi più appropriate fatte su caratteri genetici (molto più attendibili); l’origine di tali differenze è relativamente recente ed è dovuta soprattutto all’effetto del clima e forse della selezione sessuale. Un’analisi statistica multivariata — che richiede attenzione e competenza — permette di identificare «raggruppamenti di popolazioni e ordinarli secondo una gerarchia che crediamo possa rappresentare la storia delle fissioni durante l’espansione in tutto il mondo dell’uomo anatomicamente moderno. A nessun livello si possono identificare questi raggruppamenti con le razze, dal momento che ogni livello di raggruppamento una fissione diversa e non c’è nessuna ragione biologica per preferirne una in parti.
Luigi Luca Cavalli-Sforza – Paolo Menozzi – Alberto Piazza, Storia e geografia dei geni umani
II
La parola razza è tornata a farsi sentire. Una parola carica di storia, e perciò non innocente. Si può parlare di specie. E in effetti esiste la specie umana, ma come ha spiegato bene Darwin, deriva tutta da un gruppo di africani vissuto 200.000 anni fa. In quanto al colore nero, deriva da una difesa della pelle contro la forza del sole. Una semplice questione di melanina. La scoperta del Dna oltre tutto ha chiarito molte cose. Se esistessero le razze umane, infatti,ci sarebbe un Dna degli Ebrei, un Dna del popolo zingaro, un altro dei cosiddetti Ariani bianchi e uno dei neri africani. Ma così non è. Tutti gli esseri umani sono dotati dello stesso tipo di Dna. Non esistono razze in senso biologico. Esistono differenze, e moltissime, ma sono storiche, geografiche, culturali, economiche, filosofiche, religiose. Qualsiasi persona informata lo sa. Sembrerebbe tutto chiaro, ma purtroppo non lo è. La ragione e la consapevolezza storica non sembrano guidare chi cerca soluzioni ai suoi problemi.
Ma la cosa più grave è che coloro che dovrebbero guidare gli umiliati e offesi, accantonano anche loro la ragione per soffiare sul fuoco di un legittimo ma spesso cieco scontento. Affidati a noi che siamo i migliori e sappiamo risolvere i problemi. E come? chiedono gli umiliati e offesi. Chiudendoci nella nostra bella casa, prendendo un fucile per sparare a chiunque si avvicini, alzando un bel muro attorno alla città che abitiamo in modo che i barbari e i delinquenti non possano entrare. Ma io a chi vendo le patate che coltivo, chiede l’umiliato? Non ti preoccupare, faremo a meno delle patate che non servono a niente. Servono le patate? Il nazismo e di seguito il fascismo hanno inventato l’eugenetica, ovvero il miglioramento sistematico della razza bianca ariana, considerata pura e superiore. L’eugenetica e l’igiene razziale hanno giustificato la soppressione dei deformi e dei pazzi, che sono stati i primi a morire gassati. La razza superiore doveva produrre donne e uomini bianchi di pelle, sani di corpo e di mente. Tutti gli altri erano considerati impuri e perciò potevano essere trattati come inferiori e quindi resi schiavi, gettati via come scarti dell’umanità e se possibile, eliminati. Questa è la storia che si porta dietro la parola RAZZA. E per questo chi ha consapevolezza storica l’ha eliminata. Cerchiamo di non cancellare la memoria che è il motore della nostra coscienza.
Dacia Maraini, La parola “razza” non è innocente, Corriere della Sera, 22 gennaio 2018
III
Lui ha gli occhi e gli zigomi degli antenati iberici, sefarditi, askenaziti, kazari, magiari, uralici, tartari, cosacchi, mongoli. Tutti quelli che non varcarono il gelido stretto di Bering, che non navigarono il mite oceano Pacifico. Ognuno di loro aveva due genitori, quattro nonni, otto bisnonni, sedici, trentadue, sessantaquattro, centoventotto stirpi diverse attorcigliate fra loro e con altre. Razza umana, che viene da dove per ora vengono tutti, oriunda dell’utero, originaria della vagina, uscita di vulva.
Luigi Lollini, La Controfigura
IV
In biologia e nelle scienze sociali c’è un consenso unanime sul fatto che la razza è una costruzione sociale, non una caratteristica biologica. Oggi, per descrivere la diversità tra gli esseri umani, gli scienziati preferiscono usare la parola “discendenza”. Il termine dà conto del fatto che le varianti genetiche hanno un legame con le origini geografiche degli antenati. Tuttavia, a differenza della parola “razza”, la parola “discendenza” si concentra sullo sviluppo della storia di una persona, non su come le persone rientrano in una categoria piuttosto che in un’altra. Le differenze tra le persone esistono e a livello superficiale possono sembrare molto nette, ma in realtà sono determinate da una piccolissima porzione del genoma: come specie umana condividiamo il 99,9 per cento del dna. E due persone di origini europee, per esempio, possono essere geneticamente più simili a una persona di origine asiatica che tra loro.
Università di Harvard