In una mattina piovosa di novembre, mi ritrovo schiantata sul divano a cercare di rimettere insieme i pezzi. Il cervello fatica a concatenare i pensieri che vorticano casualmente con traiettorie caotiche e imprevedibili.
E mi chiedo: ma perché vivere è così difficile?
E comincio a domandarmi se questo senso di disagio non sia il sintomo precoce di una malattia neuro degenerativa. E subito dopo sopraggiunge l’ansia di non avere il tempo di approfondire questo pensiero, perché la capacità elaborativa del mio organismo è già completamente assorbita.
Mi sento come il mio caro vecchio smartphone, che ieri, ahimè, ho smarrito, affannata per risorse insufficienti. Sapevo come dare sollievo al perduto compagno, cancellando dati vecchi di cui solo lui aveva ancora memoria. Vorrei che qualcuno potesse cancellare qualche secchiata di stress che occupa la mia testa pesante.
Mettiamo in fila le cose, non in ordine di importanza….
Sono un insegnante di scuola superiore.
La riforma 107 si è abbattuta senza paracadute.
Ora, l’alternanza scuola lavoro avrà anche dei pregi innovativi da valorizzare, nessuno dei riformatori sembra, però, avere considerato le difficoltà organizzative rovesciate sugli insegnanti… e comincio a sentirmi un po’ inadeguata.
La carta docente per usufruire dei 500 euro di bonus è un altro percorso ad ostacoli, che consta di diversi passi, il primo dei quali già mi scoraggia.
Bisogna dotarsi della SPID – e comincia a tremare la terra sotto i piedi: oddio! che cos’è la SPID! – rivolgendosi o alle Poste (!) o alla Tim (!!) o a Infocert (!!!) o alla Sielte (!!!!) o alla ASL (!!!!!) – Ma che c’entrano queste cose, l’una con l’altra e poi con il MIUR? – cerco di documentarmi, ma capisco poco, capisco solo che la SPID ora è gratuita ma che fra due anni forse avrà un costo. E capisco anche che il MIUR per darmi questi soldi vuole che mi registri a qualcosa di oscuro – almeno per me, che non sono ben documentata – che consentirà a qualcuno – chi? – di tracciare e memorizzare dati relativi a quello che faccio, compro…
E mi sento di nuovo inadeguata.
Scelgo di registrarmi tramite la Sielte. Che cosa è? Non lo so. So solo che ieri ho dato amicizia facebook a una operatrice Sielte, gentilissima, ma pur sempre una sconosciuta. Con questa giovane signora ho avuto una videochiamata che è stata registrata, durante la quale mi è stato chiesto di autorizzare l’uso dei miei dati secondo quanto previsto. Ma quali sono gli usi previsti? A chi ho dato questa autorizzazione? Al MIUR, alla Pubblica Amministrazione, alla Sielte? Non lo so.
Sono un’ingenua superficiale?
Si, lo sono, per sopravvivere sono superficiale. La sera, stanca e sopraffatta, voglio solo guardare alla tv un rassicurante telefilm dove i buoni vincono e trionfa l’amore, non voglio informarmi sul Sistema Pubblico di Identità Digitale!
E il senso di inadeguatezza continua a crescere.
Dopo aver concluso la video-chiamata con la Sielte per la SPID, vado in un centro Tim per bloccare il contratto del telefono smarrito. Mi dicono che avendo sincronizzato lo Smartphone con il pc (si dice così? Non so), chi troverà il mio telefono, se è abbastanza bravo, potrà accedere alla mia mail e a tutti i miei dati, né cambiare password risolverebbe il problema.
Mi hanno lasciato senza speranza sulla possibilità di bloccare questa sincronizzazione. Sarà così? Mi sembra inverosimile… dovrò informarmi… non voglio….
Mi sento sempre più inadeguata.
A tutto questo ora dovrei aggiungere l’obbligo civico di documentarmi adeguatamente sulla Riforma Costituzionale.
Non ce la faccio.
Datemi della qualunquista, datemi della populista, datemi della disfattista, ma io non ce la faccio.
Liberatemi da tutte queste follie, ridatemi una vita reale e mi occuperò anche della Costituzione, e lo farò non solo per dovere, ma anche con piacere ed entusiasmo.
E, per favore, nonostante tutta l’inadeguatezza che mi sento addosso, non sono ancora così accecata da non capire che questa riforma non migliorerà la mia vita.
Questa è l’unica cosa che ho capito benissimo.
SARA SIDORETTI In una mattina piovosa di novembre, mi ritrovo schiantata sul divano
