[«Fuoriregistro», 15 luglio 2001]
Quasi nessuno sembra ricordare che il corporativismo è un arnese dell’armamentario scenico di quell’arcaismo tecnicamente equipaggiato e spettacolare che il fascismo impose durante lo stato d’assedio della società capitalistica tra le due guerre, sotto la minaccia della crisi, della lotta
di classe e della sovversione proletaria…
Accademia dei Testardi, Dizionarietto ad uso dei comitati di base della scuola, Carrara 1988
Definizioni. Non è solo un problema di metodo. Tutti sanno cos’è un precario: gli alunni e le loro famiglie, i presidi, i colleghi, il personale della segreteria. Precario è chi non è di ruolo. Chi lavora con un contratto a tempo determinato e senza certe garanzie. Anche il vocabolario è chiaro. Eppure intorno alla definizione e ai suoi limiti si è giocata la partita dei precari in questi anni. La definizione di cosa sia un precario nella scuola cambia a seconda degli umori, dei tempi, dei soggetti (chi si auto-definisce e chi definisce), delle relazioni che mette in gioco; oserei dire, di certe opportunità estemporanee e non. Non mancano i de profundis (tiè), gli epitaffi, le didascalie, come questa: “Le tragedie, personali e famigliari, di migliaia di precari che hanno servito lo Stato per decenni graveranno sulla coscienza dei politici e dei sindacalisti responsabili di tanta eclatante ingiustizia” (Il partito per la scuola). Continua a leggere “Precari tra due destre”