In fondo a un prato, davanti a un muro di mattoni, un uomo pallido è legato a una sedia da cucina. Ha gli occhi bendati e le mani dietro la schiena. Potrebbe essere un’alba invernale, ma non è proprio necessario che sia inverno. Improvvisamente risuona nell’aria una scarica di fucili e l’uomo ha un sussulto, poi ripiega la testa sul petto, fulminato. Sei uomini vestiti di panni borghesi si allontanano con i loro fucili sul viale umido, raggiungono un furgoncino a motore che parte subito scomparendo nelle brume. Non fanno commenti, ma dentro di sé ognuno di loro spera che il fucile caricato a salve fosse il suo. Pare che durante la rivoluzione russa non usasse lasciare questa pietosa possibilità di alibi ai plotoni di esecuzione, ma qui non siamo nella rivoluzione russa.
Continua a leggere “LUIGI MALERBA Una storia senza fine”Mese: giugno 2021
FRANCESCO GUCCINI Parole
Da «Parnassius Guccinii» (1993)
Parole, son parole, e quante mai ne ho adoperate
E quante lette e poi sentite
A raffica, trasmesse, a mano tesa, sussurrate
Sputate, a tanti giri, riverite
Adatte alla mattina, messe in abito da sera
All’osteria citabili o a Cortina, o a Marghera
Con gioia di parole ci riempiamo le mascelle
E in aria le facciamo rimbalzare
E se le cento usate sono in fondo sempre quelle
Non è importante poi comunicare
è come l’uomo solo, che fischietta dal terrore
E vuole nel silenzio udire un suono, far rumore
Casalinga
Mia moglie: giovane, ventitre anni, mi era sempre parsa carina, forse molto carina, niente di più. Nella fotografia che ho ancora sotto gli occhi, risulta non soltanto bella, ma bellissima. Ma Dio Mio, di quale bellezza! Una pin-up, un laido miscuglio tra una ballerina di fila e un animale: ma con qualche cosa in più e in peggio. Uno sguardo e una bocca di incontenibile materialismo predatorio, un lampo fisso, preciso, avido di cibo, una gola violentemente carnale, tonda. lucida, come un deposito d’aria, l’organo stridulante di una bella rana di Patagonia. Domanda: «Occupazione della moglie?» Risposta «Casalinga».
Goffredo Parise, Il crematorio di Vienna
GABRIELE D’ANNUNZIO La pioggia nel pineto
Da «Alcyone»
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.