La bozza di documento sulla scuola di Liberi&Uguali è del 16 dicembre. Il report finale è dello stesso giorno. Il metodo è buono. Il 16 dicembre è nato Beethoven. Lo stesso giorno, diversi anni dopo, su Repubblica, appare per la prima volta la parola «dietrologia». Al Forum «Scuola» sono stati registrati 32 interventi, delle più svariate categorie (associazioni studentesche, professionali e di genitori, sindacati, comitati, reti di lavoratrici e lavoratori precari). Nulla da dire, il dibattito interno a Liberi&Uguali è certamente più qualificato, e articolato, della finta consultazione di Renzi sulla Buona Scuola.
L’impegno a cancellare la 107, insieme a molti dei provvedimenti precedenti, è confermato. La politica scolastica degli ultimi 15 anni (il terminus post quem si misura dalla Moratti) è stata ispirata al risparmio. Tuttavia, purtroppo, i 133 000 posti (tra docenti e Ata) tagliati da Maria Stella Gelmini sono «persi per sempre».
Imitiamo l’Europa non per il peggio che può offrire, ma per il meglio. Non la riduzione di un anno di superiori che piace al PD, ma l’adeguamento della spesa per l’istruzione agli standard europei:
L’investimento nell’istruzione, nel diritto allo studio non è assistenza (da praticare, peraltro, quando e se ci sono i fondi), ma è elemento fondamentale di un nuovo welfare avanzato e democratico, come avviene nel resto dell’Europa.
Senza soldi non si combatte la dispersione scolastica, non si costruiscono nuove scuole, non si mettono in sicurezza gli edifici esistenti, l’istruzione obbligatoria e gratuita per tutti rimane un’utopia, non si può riqualificare il tempo scuola e abolire le inique rette per le mense.
Liberi&Uguali vuole una scuola che formi donne e uomini liberi. Una scuola estranea alle logica di mercato. La Lip può essere una base di partenza. Cosa dice la Lip? Non si sa. La Lip, la legge di iniziativa popolare che mai in Parlamento non è mai stata discussa. Dove stavano i signori del partito Liberi&Uguali prima di diventare Liberi&Uguali?
Lip o non Lip le parole chiave della proposta sono cambiamento e futuro. L’elemento stilisticamente forte è l’endiadi: incontro e convivenza, diversità e differenze, ascolto e attenzione, difficoltà e fragilità.
Occorre costruire insieme una proposta di cambiamento che ripensi dalle fondamenta il modello attuale, che rischia di produrre danni negli spazi di democrazia, nella funzione sociale e culturale della scuola.
Un progetto che, al contrario, lavori a rimettere assieme i tasselli di un progetto culturale che si apra al mondo, che guardi al futuro, che proponga valori, che si ponga il problema dell’incontro e della convivenza tra diversità e differenze. Una scuola che abbia voglia di essere tempo e spazio di vita per quelli che ogni giorno la abitano nella quale possano trovare ascolto e attenzione difficoltà e fragilità. Per restituire ad ognuna e ognuno il diritto e la libertà di costruire il proprio presente e il proprio futuro.
Al centro ci sono le e gli insegnanti, «eroi del nostro tempo», che svolgono un lavoro difficile, spesso in condizioni disagiate, ha detto il leader Pietro Grasso. E non, nota bene, parassiti che lavorano 18 ore a settimana e hanno tre mesi di ferie. E non vogliono sottoporsi ai quiz come tutti gli altri lavoratori. Le elezioni rendono tutti più buoni.
Liberi&Uguali si sente in dovere di «dare una risposta a coloro che, vittime di un algoritmo impazzito, hanno subito una mobilità inutile e dannosa». Questo conferma che l’algoritmo non ha padri o zii, ma è caduto dal cielo. Ho fatto una ricerca sulle interrogazioni parlamentari riguardanti l’algoritmo impazzito. Diverse sono dei 5s, una di Forza Italia. Chiedevano trasparenza. Liberi&Uguali non esisteva, d’accordo. È nato ieri.
Su alternanza scuola-lavoro e governance dal documento della mattina (Tutta un’altra scuola) non è cambiato nulla. L’idea di fondo è abrogare la 107 perché totalmente incompatibile con il modello di scuola che ha in mente Liberi&Uguali, e poi, nel caso, recuperare qualcosa:
La scuola […] deve essere in grado di costruire una relazione sana in cui le esperienze svolte siano inerenti al percorso di studi e abbiano garanzie di sicurezza e di qualità formativa.
La relazione sana, la sottolineatura è mia, consiste nel fatto che la scuola deve conoscere ma non sottomettersi al mondo del lavoro: «rivedere completamente progetto e funzione del rapporto tra scuola e mondo del lavoro nell’ottica di uscire da un paradigma produttivista». Il libretto rosso di Pietro Grasso.
Nell’ultima mezza pagina, nella sintesi del ricco dibattito, c’è un po’ di tutto: la cittadinanza (va bene per tutto), la laicità della scuola pubblica, l’educazione alle differenze, il biennio unico «dentro una necessaria riforma dei cicli» (inquietante), l’abolizione dei finanziamenti alla scuola paritaria, i convitti, l’innovazione didattica, il reddito di formazione. Che la metà basta. Anzi basterebbe attuare quest’ultima proposta per essere più avanti di qualsiasi governo nell’ultimo ventennio.