Satura: «mescolanza» e «varietà»
Le origini del genere che i Romani chiamano satura sono piuttosto incerte e misteriose già per i dotti latini. II grammatico Diomede (IV secolo d.C.) proponeva quattro possibili etimologie della parola:
1. dal greco sàtyros, «satiro», figura mitologica tradizionalmente associata al genere teatrale del dramma satiresco greco (in cui dei satiri accompagnavano un’azione scenica scherzosa danzando, cantando e alternando la recitazione alla danza);
2. da satura lanx, un piatto misto di primizie offerte agli dei;
3. da satura, una specialità gastronomica simile a un’«insalata mista»;
4. dalla lex per saturam, un unico provvedimento legislativo che riuniva disposizioni su materie diverse.
Delle quattro etimologie è senz’altro da scartare la prima, dal momento che la satira romana non ha nulla a che vedere con i satiri e con il teatro. Sono invece da considerare le altre etimologie, delle quali colpisce un dato: tutte presuppongono l’aggettivo satur, che indica al tempo stesso la «varietà» e la «mescolanza». In effetti, come anche i frammenti di Lucilio dimostrano, la satira delle origini si caratterizzava per la grande varietà di argomenti trattati e per la diversità di metri usati.
Un genere «tutto romano»
I Romani erano consapevoli dell’originalità di questo genere, ed è celebre l’affermazione di Quintiliano (I secolo d.C.), che contrappone la satira agli altri generi perché satura quidem tota nostra est (10,1,93), «senza dubbio la satira è un genere integralmente romano». A dar vita alla satire, quindi, fu un impulso romano, forse derivato dal bisogno di trovare un genere letterario che esprimesse la ‘voce personale’ del poeta, raccontando momenti ed esperienze della sua vita.
Ennio e i primi ‘esperimenti’ di satira
Ennio, il grande sperimentatore dell’età arcaica, fu anche il primo a introdurre la satira nel panorama letterario romano. Nei pochi frammenti rimasti delle satire enniane vediamo una grande varietà di metri (giambi, trochei e altri) e temi: dialoghi, personaggi allegorici, favolette, caricature e, soprattutto, interventi in prima persona del poeta. Non sappiamo, invece, se già la sua satira contenesse spunti di polemica e veri e propri attacchi a personaggi contemporanei. Delle satire furono composte anche da Accio, ma non sappiamo nulla sul loro contenuto.
Lucilio, il vero fondatore della satira latina
Eppure, sebbene la satira sia stata praticata per la prima volta da Ennio, fu Lucilio a esserne ritenuto il ‘padre’. Ciò si deve a vari motivi: fu il primo a concentrarsi esclusivamente su questo genere, mentre Ennio lo aveva praticato come un’occupazione minore; ridusse I’originaria varietà di metri, indirizzando progressivamente la sua scelta verso l’esametro; introdusse la riflessione morale e l’aggressività polemica e si rivolse a un pubblico nuovo.
Le età augustea e imperiale
In età augustea e poi in età imperiale, la satira conoscerà una nuova stagione. Con questo genere si misureranno, infatti, con nuovo spirito e nuove intenzioni e in un irrimediabilmente mutato orizzonte politico, Orazio prima, Persio e Giovenale poi.
Da Conte – Pianezzola, «La Bella Scola. Corso di letteratura latina»