Saggi

La notizia di oggi è: «Maturità, i “saggi” della scuola dicono no al secondo scritto». La notizia è che esistono dei saggi che esprimono la loro alta opinione su un tema che riguarda la salute pubblica, lo stato della cultura di un popolo, il futuro della classe dirigente. Ma chi sono questi saggi, che Repubblica ha messo tra virgolette perché forse non sono del tutto convinti di esserlo, o perché non sono stati investiti formalmente, o perché esponenti di una saggezza minore, fluida, contingente, istantanea? Prima di tutto sono uomini anziani, uomini più che donne, che da giovani sono stati a scuola, studenti bravi e diligenti, raramente brillanti ma sempre ossequienti, che hanno trascorso una vita tra le carte dei libri, dei quaderni, dei faldoni, dei protocolli, dei prontuari, dei commi, dei cavilli, probabilmente tra loro si nascondono anche i pensatori che, mentre infuriava la pandemia, hanno progettato e introdotto i banchi monoposto a rotelle, e quindi anche ingegneri, scienziati, risolutori di problemi, leggermente mistici ma mai sofistici, in una parola l’intelligencija, ovvero la crema, il meglio di tutto quello che si trova ad anni luce di distanza da una scuola intesa come edificio dove si fa scuola. A prescindere che, tutto sommato, sul secondo scritto della maturità hanno ragione da vendere.

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