È un sereno meriggio d’inverno… Il gelo è rigido, la neve scricchiola e a Nàden’ka, che mi ha preso per il braccio, si coprono di una brina argentea i riccioli sulle tempie e la lanugine sul labbro superiore. Siamo sulla cima di una montagnola. Dai nostri piedi fino al piano si stende una superficie levigata, in cui il sole si mira come in uno specchio. Accanto a noi è una piccola slitta foderata di panno vermiglio.
«Andiamo giù, Nadezda Petrovna!» imploro io. «Una sola volta! Vi assicuro, arriveremo sani e salvi».
Ma Nàden’ka ha paura. Lo spazio che corre dalle sue piccole calosce fino ai piedi della montagnola di ghiaccio le sembra spaventoso, un abisso d’insondabile profondità. Quando guarda in giù, si sente morire e le si mozza il respiro, non appena le propongo di sedersi nella slitta: e che cosa accadrà quando si arrischierà di volare in quell’abisso! Morirà, impazzirà. Continua a leggere “ANTON PAVLOVIČ ČECHOV Uno scherzetto”