ROSELLA BASIRICÒ Quando si dice: insegnare è il mestiere più bello del mondo

[25 maggio 2004]

Sarà che è (stata) la prima esperienza scolastica vissuta “da quell’altra parte”, quella di chi sta seduto dietro (nel mio caso, più spesso: sopra) la cattedra. Sarà che gli anni che ho sono (ancora) (relativamente) pochi e tutto assume un altro sapore. Sarà che ho una buona stella che mi accompagna nei miei ultimi (e primi) 29 anni di vita.
Ma questo anno scolastico è stato – e desidero fortemente dirvelo, voi “colleghi” (aaargh…. detesto questa parola) – profondamente bello. Di quella bellezza, sapete, delicata e viva, inzuppata di timori (sì, la bellezza) verso la grandezza del compito e vivificata dalla curiosità verso la novità della dimensione scolastica.
Mi sono scoperta – e credo che “crescere” significhi proprio e sempre un continuo “scoprirsi” – capace non solo di energico affetto nei confronti di vocianti, impertinenti, arguti, frizzanti e terribilmente simpatici ragazzini pre-adolescenti, ma anche animata da profonda passione per la trasmissione di quel pezzetto (miserrimo) dello scibile umanistico che ancora la scuola lascia spazio per insegnare.Accompagnato dal desiderio irrefrenabile di lasciar entrare nelle loro teste e nei loro sguardi, con dolcezza e senza forzature, non soltanto i capitoli dei libri di testo (sempre più poveri, tra l’altro) ma anche e soprattutto una piccola e leggera veduta sul mondo……. valori, cultura, pericoli, amori.
Mi sono scoperta (vedete, ancora) amata da queste piccole orde di bestioline tra il tenero e il selvaggio. Ho scoperto il “loro” modo di amare un adulto, di stimare uno stile di insegnamento, ho scoperto la la loro capacità di manifestare un primo, costruendo spirito critico; ho sorriso della loro visione delle età degli adulti (“Tu sì che ti vesti bene: non come quei vecchi di quarant’anni”).
Sì: la sveglia ogni mattina alle cinque; treni in sciopero e pullmann in ritardo; vagoni di bacilli, starnuti, molliconi e provoloni; il microclima di Anagni perennemente invernale.
Eppure: esperienza meravigliosa. Sarà che…… (vedi sopra).
Sarà l’età.
E l’amicizia con i colleghi (aaargh, i “colleghi”). Ordinaristi, il più delle volte. Pensate un po’: la fossa dei leoni.
Eppure.
Bellissime persone che amano Moretti, De Gregori, la sinistra (nonostante tutto), la Nutella, e tutto ciò (infinitamente altro) che per me è importante. Ho scoperto (ancora) la condivisione di idee, interessi e problemi nonostante le barricate che i nostri governi hanno creato all’interno di tutta la categoria. Beh: ho anche conosciuto gente che neppure mi saluta perchè sono sissina.
Ma mi sento anche dire che adesso, per qualcuno di loro, la ssis è perfino “simpatica”. Mi chiamano “Sissi”.
E io ho imparato a comprendere profondamente molte delle loro ragioni.

Ho imparato un sacco di cose.
Del resto, “sono andata a scuola”.

Quando si dice: insegnare è il mestiere più bello del mondo.
ciao rosella

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