Da «Satura» (1971)
Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.
Piove
da un cielo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale. Continua a leggere “EUGENIO MONTALE Piove”
pagina a traffico illimitato, con facoltà di polemica, di critica, di autocritica, di didattica in presenza e in assenza, di insulti, di ritrattazioni, di sciocchezze e sciocchezzai, di scuola e scuole, buone e cattive, di temi originali e copiati, di studenti curiosi e indifferenti, autodidatti e etero didatti, di nonni geniali e zie ancora giovani (e vogliose), di bandiere al vento e mutande stese, di cani morti e gatti affamati (e assetati)
Da «Satura» (1971)
Piove. È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.
Piove
da un cielo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale. Continua a leggere “EUGENIO MONTALE Piove”
«La Nazione», 3 maggio 1969
Un romanziere italiano di fama internazionale si poneva poco tempo fa nei panni di un asiatico e dichiarava di non capire affatto Machiavelli. Gli bastava questo per condannarlo come inutile.
La smentita a questa osservazione superficiale gli vie-ne degli scritti di Mao. Ecco un asiatico più vero di quello immaginato dal Moravia. E Mao pare che si indirizzi a Moravia rispondendo in questo modo:
«Machiavelli, il più grande pensatore politico di tutti i tempi! Mi spiace di averlo letto con tanto ritardo. Voi italiani disprezzate Machiavelli, ma i più grandi uomini politici hanno sempre praticato il suo pensiero. Continua a leggere “GIUSEPPE PREZZOLINI Quel che vive in Machiavelli”
Da Luna Matana (2001)
Che una sola verità non c’è
È già una verità
Siamo troppo vicini a confini
Di fuoco, di ghiaccio, siamo carte nel vento
Corriamo soltanto, si segue poco l’istinto
Chi lo sa perché
Delle volte, anzi spesso, siamo teneri e dolci
Per poi prenderci a calci
Va bene giocare, basta solo evitare le mine inesplose nel cuore
Abbiam paura di stare insieme
Abbiam paura di restare soli
Forse tu lo sai, tu Continua a leggere “LUCIO DALLA La strada e la stella”
[MicroMega, 9 dicembre 2022]
È del settembre scorso la pubblicazione del documento “La scuola che vogliamo” da parte dell’ANP (già Associazione Nazionale Presidi). La data di uscita non è casuale, poiché si tratta di un vero e proprio elenco di desiderata sulla scuola esplicitamente rivolto al nuovo governo che sarebbe uscito da lì a poco dalle elezioni politiche. Continua a leggere “ENRICO CAMPANELLI Il docente fra l’incudine dell’aziendalismo e il martello del pedagogismo”
«Non ho mica l’anello al naso! è un’espressione un tempo diffusa ma ancor oggi riscontrabile nel linguaggio parlato che significa, sostanzialmente, «non puoi prendermi in giro facilmente!» e «non sono mica stupido!». Una frase come ce ne sono molte nell’armamentario della colloquialità e che fino non molto tempo fa era utilizzata anche in contesti giornalistici e letterari. Il modo di dire ha una storia amplissima, che ha le sue origini nella realtà contadina: e uso antichissimo, infatti, quello di forare con degli anelli di metallo le narici di animali di grossa taglia, come i bovini o, anche gli orsi ammaestrati, per condurli più docilmente. Il dolore provocato dall’anello una volta tirato è tale da convincere le bestie da lavoro o da intrattenimento a muoversi docilmente e a eseguire gli ordini del conduttore. Continua a leggere “Non ho mica l’anello al naso!”
Silenzio. Il cielo
è diventato una nube,
vedo oscurarsi le tube
non vedo l’ombrello,
ma odo sul mio cappello
di paglia,
da venti dracme e cinquanta
la gocciola che si schianta,
come una bolla,
tra il nastro e la colla. Continua a leggere “LUCIANO FOLGORE La pioggia nel cappello”
Caro Farina, eccoti non un racconto, ma l’abbozzo di un racconto. Esso almeno avrà il merito di essere brevissimo, e di esser storico – un documento umano, come dicono oggi – interessante forse per te, e per tutti coloro che studiano nel gran libro del cuore. Io te lo ripeterò così come l’ho raccolto pei viottoli dei campi, press’a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare, e tu veramente preferirai di trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro, attraverso la lente dello scrittore. Il semplice fatto umano farà pensare sempre; avrà sempre l’efficacia dell’essere stato, delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per la carne. Il misterioso processo per cui le passioni si annodano Continua a leggere “GIOVANNI VERGA Prefazione a «L’amante di Gramigna»”
Duminica jurnata di sciroccu
Fora nan si pò stari
Pi ffari un pocu ‘i friscu
Mettu ‘a finestra a vanedduzza
E mi vaju a ripusari
Ah, ah! ‘A stissa aria ca so putenza strogghi ‘u mo pinzeri
Ah, ah! ‘U cori vola s’all’umbra pigghi forma e ti prisenti
Nan pozzu ripusari Continua a leggere “GIUNI RUSSO – FRANCO BATTIATO Strade parallele”
«La solitudine del satiro», 8 marzo 2015
Cosa caratterizza la poesia di Orazio? Il labor lime. Era una specie di poeta del gelato.
Ho chiesto cosa consiglia Orazio a Taliarco.
Il migliore rimane quello che a Taliarco m’esce (deprome) un quartino di vino (quadrimum merum) dal frigo (frigus). D’altronde a casa mia escimi le melanzane dal frigo si diceva.
Orazio invita il suo amico Taliarco di cui però non siamo certi dell’esistenza ad ammirare il paesaggio e a lasciare tutto il resto agli dei.
Continua a leggere “Labor lime”Ascoltavo la mia prof preferita, quella di lettere. Stava spiegando che non si dice ma però, ma neanche ma d’altra parte. Sono pleonasmi, allungano il discorso, e continuava a parlare, parlare e io pensavo che aveva ragione ma però d’altra parte contemporaneamente d’altronde, per spiegarci di non farla lunga la stava facendo lunghissima, ma però non se ne accorgeva.
Da Stefano Benni, Margherita Dolcevita