FABRIZIO DE ANDRÈ Il testamento di Tito

In questa canzone metto in bocca a uno dei ladroni crocifissi con Gesù una lettura provocatoria dei dieci comandamenti, che il ladrone smonta uno per uno smascherando l’ipocrita convenienza di chi li aveva dettati: è facile dire «non desiderare la roba e la donna d’altri» quando si possiedono palazzi e concubine; oppure «non ammazzare» quando hai le mani sporche del sangue di innumerevoli crocifissioni. E ancora: se oggi fai il delatore sei un benemerito, mentre un tempo il peccato di Giuda era il peggiore.

“Non avrai altro Dio all’infuori di me”
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall’Est
dicevan che in fondo era uguale. Continua a leggere “FABRIZIO DE ANDRÈ Il testamento di Tito”

IGIABA SCIEGO Cosa fare con le tracce scomode del nostro passato

[Internazionale, 9 giugno 2020]

Roma è una città fascista. La frase potrebbe suonare come una bestemmia. Probabilmente lo è. Ma il fatto è che nella storia della capitale sono evidenti le tracce del ventennio. Chi abita nella capitale lo sa bene, i fasci littori spuntano stampigliati sui tombini quando meno ce lo aspettiamo, compaiono su un ponte o in alcuni murales. Spesso quando andiamo in una scuola, all’università o in un ufficio postale incappiamo in qualche palazzo d’epoca che presenta segni più o meno occulti del passaggio del regime. Molte delle case in cui abitiamo sono state costruite negli anni trenta e nei cortili di certi palazzi è visibile la grande M di Mussolini.
Continua a leggere “IGIABA SCIEGO Cosa fare con le tracce scomode del nostro passato”