ITALO CALVINO La disillusione di Amerigo

«La giornata d’uno scrutatore», cap. 3

In quegli anni la generazione d’Amerigo (O meglio quella parte della sua generazione che aveva vissuto in un certo modo gli anni dopo il ’40) aveva scoperto le risorse d’un atteggiamento finora sconosciuto: la nostalgia. Così, nella memoria, egli prese a contrapporre allo scenario che aveva davanti agli occhi il clima che c’era stato in Italia dopo la liberazione, per un paio d’anni di cui ora gli pareva che il ricordo più vivo fosse la partecipazione di tutti alle cose e agli atti della politica, ai problemi di quel momento, gravi ed elementari (erano pensieri d’adesso: allora aveva vissuto quei tempi come un clima naturale, come facevano tutti Continua a leggere “ITALO CALVINO La disillusione di Amerigo”

STEFANO ROSSETTI La scuola senza pace (nota a margine delle nuove linee guida di Educazione Civica)

La scuola e noi, 27 gennaio 2025

A volte si dice che l’istruzione non ha più nessuna coerenza, che non è più ordinata a una visione chiara della società e del futuro, e che ormai è soggetta al caos e all’anomia delle società individualistiche. In realtà, il discorso dominante sottopone oggi la scuola a due logiche che sono più complementari che contraddittorie: il neoliberalismo e il vecchio nazionalismo autoritario.
C. Laval e F. Vergne, Educazione democratica, Novalogos, 2022, pag. 140

Il valore civile delle discipline e il dialogo fra i linguaggi

Questa riflessione ha un preciso punto di avvio: un’esperienza didattica che da molti anni propongo alle mie quinte, descritta qualche anno fa su queste pagine.

Continua a leggere “STEFANO ROSSETTI La scuola senza pace (nota a margine delle nuove linee guida di Educazione Civica)”

ALBINO BERNARDINI Era brutto, che pareva un diavolo

Da «La scuola nemica»

– Una volta avevamo una maestra che andava a simpatia; se a uno non lo poteva vedere, non si avvicinava nemmeno, come è capitato a un mio compagno. A questo si vedeva proprio che non lo poteva vedere, perché, come faceva una cosa, subito a lui, anche quando non era lui a chiamarlo e offenderlo, a dirgli tante cose così e cosà. Un giorno eravamo a scuola e l’ha messo dietro alla lavagna poi ha cominciato a offenderlo, e quello a stare zitto, ma si vedeva che stava agguantando, e quando si è stufato, che la maestra continuava a dire: «Sei un disgraziato! Sei brutto come un diavolo, nell’anima e nel corpo» quello prende l’ombrello della maestra stessa e l’ha picchiata Continua a leggere “ALBINO BERNARDINI Era brutto, che pareva un diavolo”

Disinformazione

L’umanità sta tollerando che un miliardario nazista sudafricano bianco in pieno delirio di onnipotenza sputi in mondovisione su secoli di marce e battaglie ferocissime per la conquista di diritti sociali e civili. E tutto questo per cosa? Per la promessa di quattro macchine volanti, internet nel cervello e la colonizzazione di Marte?

Continua a leggere “Disinformazione”

DANTE Sì lungiamente m’ha tenuto Amore

«Vita Nova», cap. 27

Sì lungiamente m’ha tenuto Amore
e costumato a la sua segnoria,
che sì com’elli m’era forte in pria,
così mi sta soave ora nel core.

Però quando mi tolle sì ‘l valore
che li spiriti par che fuggan via,
allor sente la frale anima mia
tanta dolcezza, che ‘l viso ne smore,

poi4 prende Amore in me tanta vertute,
che fa li miei sospiri gir parlando,
ed escon for chiamando Continua a leggere “DANTE Sì lungiamente m’ha tenuto Amore”

FEDERICO DE ROBERTO La ginostra

da «La posta»

«Boschi di castagni, di?…»
«Di cerzi, signor tenenti, ca sono l’árboro ca fádi quello picciolo frutto, daccossì…». E postosi a sedere, distese le mani dalle dita nocchiute e circoscrisse con l’indice sinistro l’unghia quadrata del pollice destro.
«Buono da mangiare?».
«I cristiani, nonsignore. Lo mangiano, con gentilizza parlando, li maiali».
«Ah! le querce, allora?».
«Sissignore: li cerzi». Continua a leggere “FEDERICO DE ROBERTO La ginostra”

GIOVANNA LO PRESTI Valditara, ovvero come copiare peggiorando

Volerelaluna, 8 gennaio 2025

Il ministro Valditara ama presentarsi nella veste di pacato uomo di cultura prestato alla politica, elegante nella sua giacca scura, ravvivata dalla spilla che raffigura lo storico simbolo della Lega, il guerriero con la spada sguainata forse da identificarsi con il mitico Alberto da Giussano che, secondo leggenda più che secondo ricostruzione storica, condusse alla vittoria la sua “Compagnia della morte” nella decisiva battaglia di Legnano contro il Barbarossa oppressore.

Continua a leggere “GIOVANNA LO PRESTI Valditara, ovvero come copiare peggiorando”

PIERRE VIDAL-NAQUET Un dialogo fra due uomini presuppone un comune rispetto della verità

Introduzione a «Gli assassini della memoria»

Questo libretto è nato da una constatazione: da circa due anni l’impresa «revisionista» – intendo quella che nega le camere a gas hitleriane e lo sterminio dei malati di mente, degli ebrei e degli zingari, e di appartenenti a popoli considerati radicalmente inferiori, in particolare gli slavi – ha assunto un’ampiezza inquietante. Una setta, minuscola ma tenace, consacra tutti i suoi sforzi e usa ogni mezzo (volantini, storielle, fumetti, studi sedicenti scientifici e critici, riviste specializzate) al fine di distruggere, non la verità, che è indistruttibile, ma la presa di coscienza della verità. Questa setta, a dire il vero, non si interessa né dei malati di mente né degli zingari, e meno ancora dei prigionieri di guerra sovietici Continua a leggere “PIERRE VIDAL-NAQUET Un dialogo fra due uomini presuppone un comune rispetto della verità”

Spleen

La parola inglese spleen deriva dall’antico francese esplen (o esplein: «milza»), proveniente a sua volta dal greco, e indica l’umore tetro, malinconico, in cui si identifica uno dei tratti dello spirito decadente, perennemente tormentato dall’insoddisfazione, ma in parte anche pronto a compiacersene. Ricollegandosi a questo significato, Baudelaire usa il termine spleen per non ricorrere al logoro mélancolie («malinconia»), troppo connotato letterariamente, e lo identifica con una sorta di malattia o indisposizione dell’animo vicina alla noia e al tedio esistenziale: si tratta di un’angoscia profonda che si impossessa dell’individuo e lo vince.

Da Corrado Bologna e altri, Letteratura visione del mondo, vol. 3A

AMELIA ROSSELLI Tènere crescite

«Serie ospedaliera» (1969)

Tènere crescite mentre l’alba s’appressa tènere crescite
di quest’ansia o angoscia che non può amare né sé né
coloro che facendomi esistere mi distruggono. Tenerissima
la castrata notte quando dai singulti dell’incrociarsi
della piazza con strada sento stridori ineccepibili,
le strafottenti risa di giovanotti che ancora vivere
sanno se temere è morire. Nulla può distrarre il giovane
occhio di tanta disturbanza, tante strade a vuoto, le
case sono risacche per le risate. Mi ridono ora che le
imposte con solenne gesto rimpalmano altre angosce
di uomini ancor più piccoli e se consolandomi d’esser
ancora tra i vivi un credere, rivedo la tua gialla faccia
tesa, quella del quasi genio- è per sentire in tutto
il peso della noia il disturbarsi per così poco.