Ne(g)ri

Le più potenti leve nella vita del Negro sono l’ubriachezza, il giuoco, i piaceri lascivi e gli ornamenti corporali.
Filippo Manetta, La razza negra nel suo stato selvaggio in Africa (1864)

Uomo che abita diverse parti della terra, dal Tropico del Cancro al Tropico del Capricorno. L’africa non ha altri abitanti a parte i neri. Non solo il colore, ma anche le fattezze li distinguono dagli altri uomini: nasi grossi e piatti, labbra carnose e lana al posto dei capelli. Sembrano costituire una nuova specie di umanità. Se ci si sposta dall’Equatore verso l’Antartide la pelle nera non si schiarisce ma la bruttezza resta invariata: lì troviamo questo stesso popolo malvagio che abita il Meridiano africano.
Pierre Mignard, detto M. Le Romain, Negro, in «Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e del mestieri»

Il negro incarna l’uomo allo stato di natura in tutta la sua selvatichezza e sfrenatezza. Se vogliamo farci di lui un’idea corretta, dobbiamo fare astrazione da qualsiasi nozione di rispetto, di morale, da tutto ciò che va sotto il nome di sentimento.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel, L’Africa, in Lezioni di filosofia della storia

Comparato con la razza d’Europa il negro appare meno inclinato ad un lavoro pesante e continuo, egli è in un certo senso più influenzabile dell’europeo dalle immediate espressioni dei sensi, e sulla base della natura della presente esperienza appare vacillante continuamente tra l’indifferenza e la depressione senza speranza.
Guido Landra, «La difesa della razza», 20 aprile 1939