Naso

Unguentum dabo, quod meae puellae
donarunt Veneres Cupidinesque,
quod tu cum olfacies, deos rogabis,
totum ut te faciant, Fabulle, nasum.
Catullo

«Che fai?» mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
«Niente» le risposi, «mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino».
Mia moglie sorrise e disse:
«Credevo ti guardassi da che parte ti pende».
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:
«Mi pende? A me? Il naso?».
E mia moglie, placidamente:
«Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra».
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila

Il lettore può giudicare da sé quale fosse lo stato d’animo del nostro maggiore quando vide uno stupidissimo spazio, piatto e liscio, al posto d’un degno e ben proporzionato naso. Come per disdetta, per la strada non si vedeva un solo vetturino ed egli dovette andare a piedi avvolgendosi nel suo mantello e nascondendo con un fazzoletto la faccia così da far credere che stava perdendo sangue dal naso. «Ma forse è soltanto una mia impressione: non può essere che il naso sia sparito così stupidamente», pensò ed entrò in una pasticceria apposta per guardarsi in uno specchio. Per fortuna, nella pasticceria non c’era nessuno: dei garzoni scopavano le sale e sistemavano le sedie; alcuni, con gli occhi assonnati, disponevano nei vassoi dei pasticcini caldi; sui tavolini e sulle sedie c’erano ancora i giornali del giorno prima, sporchi di caffè.«Be’, grazie a Dio, non c’è nessuno», si disse Kovalèv, «adesso posso darmi un’occhiata».Si avvicinò timidamente a uno specchio e guardò.
«Al diavolo, che razza di porcheria!» esclamò e sputò in terra. «Ci fosse almeno qualcosa al posto del naso, macché! niente!…».
Nikolaj Gogol’, Il naso

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