GUIDO CALOGERO La riforma sociale della scuola

Da «Primo manifesto del liberalsocialismo» (1940)

Riforma sociale della scuola significa organizzazione nazionale dell’insegnamento, tale da rispondere, al massimo, all’esigenza prima di ogni giustizia sociale: all’esigenza che ogni giovane possa sviluppare in pieno le sue attitudini, qualunque sia la sua posizione economica di partenza. Bisogna, anzitutto, creare insegnanti: attirare alla scuola forze viventi della nazione, e non soltanto forze di scarto, come fatalmente deve avvenire, nonostante le nobilissime eccezioni, quando si trascura il lato economico della cosa. Bisogna, in secondo luogo, eliminare dappertutto la vergogna dell’analfabetismo, organizzando ed estendendo al massimo, anche nel numero degli anni, l’insegnamento obbligatorio, e dando ad ognuno la reale possibilità di adempiere a tale obbligo. Bisogna, ancora, concepire tale prima istruzione, necessaria ed uguale per tutti, non come semplice addestramento al leggere e allo scrivere, ma come educazione di tutto il popolo, compiuta nello spirito e sotto il controllo della Corte costituzionale, ai più semplici e fondamentali principi della convivenza liberale, quale sua preparazione imprescindibile all’esercizio della vita politica. Bisogna, infine, combinando il sistema di una più adeguata e rigorosa selezione scolastica, resa possibile dal migliorato livello degli insegnanti, con quello di una larghissima distribuzione di borse di studio e dell’istituzione di convitti gratuiti per i meno abbienti che lo meritino, assicurare l’indipendenza della selezione dei valori umani da ogni distinzione iniziale di censo e di classe.
Solo in tal modo si potrà veramente avviare la fusione ed eliminazione delle classi, e preparare un’umanità capace di più avanzate conquiste sociali, sia perché proveniente dai più diversi ceti, sia perché costituita da masse meglio educate all’intelligenza dei problemi politici.

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