LUCA MALGIOGLIO Didattica minima

La nostra scuola, 20 dicembre 2023

Premessa: non sto proponendo una reintroduzione del latino in tutti i licei, o nelle scuole superiori, o nelle scuole medie. Voglio solo condividere una minuscola riflessione su un dato di fatto.

Nonostante quello che afferma senza averne conoscenza diretta qualche interessato (o ignorante) ottimista de «i giovani di oggi sono più preparati delle vecchie generazioni», i nostri studenti – disabituati alla lettura di testi ampi e articolati e ai tempi lunghi della riflessione – hanno serie difficoltà con la sintassi, cioè con la strutturazione del discorso e con i connettivi logici, e mostrano anno dopo anno un progressivo impoverimento del lessico. Quest’ultimo problema può essere affrontato – oltre che, naturalmente, con la proposta di letture interessanti, di difficoltà progressiva – anche stimolando gli studenti a indovinare di continuo il significato delle parole che non conoscono, facendo leva sulle somiglianze con parole simili e soprattutto sul gusto dell’etimologia, molto vivo nelle persone in crescita (la curiosità di scoprire da dove vengono le parole è strettamente imparentata con quella di scoprire se stessi, la propria storia e le proprie origini…).

Quando si tenta l’etimologia, però, il vuoto di conoscenza dell’originale latino da cui derivano moltissime parole italiane si sente parecchio (a proposito, questa parola è stata inventata da Dante); e allora va spiegato, perché gli studenti possano intuirne il significato da soli, che ad esempio “cruento” deriva da “cruor”, sangue; che al centro di “procrastinare” c’è un “cras”, “domani”, e che “pro-“, come in diverse parole italiane, è portatore (anche) dell’idea di “avanti” (così “pro-gredire” o al contrario “re-gredire”, facendo notare che l’antica radice “grad-”, presente in latino solo nei verbi composti – ne è un’ulteriore derivazione l’italiano “ingresso”, dal deponente latino “ingredior” – ha in sé l’idea di passo…o del gradino). Così, una parola apparentemente semplice come “normale” arriva da “norma”, la squadra del falegname, da cui la connotazione di “giusto” (e qui ci starebbe tutta una lezione di “educazione civica”: ciò che è normale nel senso in cui lo intendiamo noi è solo ciò che è più frequente – come nel significato della parola in statistica – o anche ciò che è più giusto?).

Si potrebbe continuare a lungo: come si fa a spiegare l’aggettivo “cordiale” senza sapere che “cor-cordis” in latino è il cuore, e che “sicuro” deve avere qualcosa a che fare con il latino “cura”, introdotto da un “sine” (“senza”) che a sua volta deriva da un verbo come “sinere” (“fare a meno”)? Allo stesso modo, è difficile comprendere a fondo un “sedurre” (da “se-ducere”) senza sapere che quel “se-” può avere il significato di “in disparte”…

No, conoscere una lingua non è “nozionismo”, come qualcuno vorrebbe far credere; e il latino è una lingua vivissima, visto che la parliamo inconsapevolmente tutti i giorni. In questo senso il suo uso didattico è inevitabile, anche quando non esiste come disciplina.