Il sassofonista che strascica, il sassofonista che scherza,
ha un suo sistema del mondo, non ha bisogno di parole,
Il futuro – chi può predirlo. Il passato – chi ne ha certezza.
Socchiudere i pensieri e suonare una canzone nera.
Si balla guancia a guancia. Si balla. D’un tratto uno cade.
Batte la testa sulla pista, a tempo. A ritmo lo si scansa.
Non vede le ginocchia su di sé. Le palpebre albeggiano pallide,
strappate al chiasso della ressa e a una notte di strani colori.
Non facciamone un dramma. È vivo. Avrà bevuto troppo
e il sangue sulla tempia sarà rossetto. Qui non è successo nulla.
È solo disteso per terra. È caduto, si rialzerà,
ha pur passato la guerra. Si balla nella dolce calca,
i ventilatori mescolano aria torrida e aria fresca,
il sassofono intona guaiti verso il lampione rosa.