Povero musicomane,
ficcai nel mio libretto
queste note dell’anima,
come in un organetto
di Barberia.
Son variazioni grigie,
senza file, senza crema;
se il peana non vibrano,
non son fatte sul tema
di Geremia.
Han la veste di nebbia
ma il ciel non le ha formate;
in terra ove dormivano,
in terra le ha pigliate
la fantasia.
Ora, come uno zingaro,
comincio dal mattino,
forse con altrui scandalo
a portar l’organino
di Barberia,
e passeggiando in pubblico,
giro la manovella
solo chiedendo un obolo
alla mia buona stella
di cortesia.
Taluni fanno circolo
o vengono al balcone
e tutta intera ascoltano
la povera canzone
dell’arte mia,
ma i più scappano subito
o chiudon la finestra
non appena preludia
la mia stonata orchestra
la sinfonia,
e resto come il celebre
piffero di montagna…
coperta di ridicolo,
si spezza, non si lagna
l’anima mia!