Chi ha la coda di paglia sa di aver combinato qualcosa, non ha la coscienza tranquilla e, di conseguenza, è sempre sospettoso per timore di essere scoperto. […]. Meno lineare appare invece la ricostruzione dell’origine dell’espressione. La spiegazione tradizionale e largamente riconosciuta su fonda su quella data da Costantino Arlía (nel suo Voci e maniere di lingua viva del 1895), e ripresa poi in molti dizionari etimologici, che faceva risalire l’espressione alla favola in cui una volpe che aveva perso la coda, per la vergogna se ne sarebbe messa una di paglia. Molto più convincente la ricostruzione proposta da Ottavio Lurati (Dizionario dei modi di dire) che fa riferimento alla pratica medievale di umiliare gli sconfitti e i condannati attaccando loro una coda di paglia con la quale dovevano sfilare per la città con il rischio che qualcuno gliela incendiasse come gesto di ulteriore scherno. La coda naturalmente rappresenta il simbolo del degrado dallo stato di persona a quello di animale.
Accademia della Crusca, Giusto, sbagliato, dipende