Ho accompagnato la quinta azzurra a un evento finalizzato a salvare il pianeta e accumulare ore di orientamento obbligatorio. Uscendo mi veniva su una domanda che volevo fare alla classe, che molto presto sono diventate due, poi tre e infine 10, una tirata per il collo per completare il decalogo, per la verità. E siccome nella scuola del post covid non si getta via niente, è uscito fuori un bel compito di educazione civica, anche se valido per l’orale, anche questa una magia che non servirà spiegare a chi ha capito il rapporto tra forma e sostanza che sussiste nella didattica di oggi. Noto en passant che in quinta azzurra tre studenti portano il nome Giulia e due Giorgia, anche se pervengono su alcuni punti a conclusioni molto dissimili
Al centro del decalogo, la domanda su cui ruotano tutte le altre, che servono a mascherare il quesito di fondo: l’intelligenza artificiale salverà il pianeta? Le risposte sono 15. Lo scetticismo vince sulla fiducia degli organizzatori dell’evento. È uno scetticismo denso, non un semplice chi vivrà vedrà. Giada è fermamente convinta che «l’intelligenza artificiale non possa risolvere nulla nel mondo se l’uomo manca di volontà, valori e curiosità». Giulia diffida delle risposte dell’AI: mente spesso, dice quello che vorrei sentire. Tutti concordano che dietro all’AI c’è l’uomo, ma non traggono da questa intuizione una conseguenza pessimistica. Detto con Naomi Klein: «Le macchine AI non sono “allucinanti”. Ma i loro creatori lo sono».
L’evento ha contribuito a salvare il pianeta? Sì perché tutto fa, ma senza esagerare. Sì, ma «parlarne non serve così tanto se poi nessuno fa niente» (Lorenzo). Giorgia scrive che non si può pretendere di rimediare in poche ore ai disastri che l’uomo ha combinato in 150 anni. Parlare sempre dell’ambiente può nuocere all’ambiente? No, perché tutto fa. L’evento ti ha orientato riguardo alle tue scelte future? No, per fortuna, avevo già deciso. Giulia osserva che l’evento non l’ha orientata, è servito soltanto a confermare che «la nostra società predilige le lauree STEM». In compenso mi ha fatto saltare il compito di matematica. Quale prova del riscaldamento globale hai concretamente percepito nel tuo quotidiano? L’aumento medio delle temperature, la siccità, le piante che appassiscono, la scomparsa delle mezze stagioni, improvvisi sbalzi di colore.
Qual è la parola/frase che hai sentito ripetere con più insistenza durante l’evento? Giovani, futuro, giovani il futuro è nelle vostre mani, prendere coscienza della situazione, robot, agenda 2030 e, il va sans dire, intelligenza artificiale. A me sembrava di avere avvertito sbandierata con una certa frequenza l’aborrita sostenibilità, che solo Aurora ricorda di avere sentito nominare. Forse, proprio perché è una falsità, non è stata recepita.
Il singolo, nel suo piccolo, può contribuire a salvare il pianeta? E tu, nel tuo piccolo, con quali gesti hai contributo alla causa (tieni conto che elencare più gesti compiuti recentemente può aumentare il voto). Io nel mio piccolo faccio la doccia velocemente, prendo i mezzi pubblici, mangio poca carne, spengo le luci, riuso, riciclo, aiuto gli animali randagi, la raccolta differenziata no, la faccio fare ai miei fratelli. Però mi impegno a non gettare rifiuti per strada.
Potendo, cambieresti pianeta? Sì, andrei sulla luna. No, perché c’è il rischio concreto di distruggere un altro pianeta. Giulia, senza saperlo, si è avvinata a Seneca, quando dice che cambiando pianeta non ci possiamo salvare dall’incertezza. Giorgia è più ottimista: si può cercare di non ripetere gli stessi errori fatti sulla terra (che ormai è spacciata, sottinteso) e nello stesso tempo avrei l’opportunità di conoscere nuovi luoghi.
Questa verifica ha contribuito a salvare il pianeta o lo ha danneggiato? Lo ha danneggiato, si è sprecato un sacco di carta (e abbattuto alberi), si poteva farla online (sbagliato), o oralmente (giusto), ma soprattutto, per Giada, «alcuni studenti avranno ancora meno voglia di sentir parlare di questo argomento» (giustissimo).