Un corso online sulla didattica immersiva si chiama corso immersivo. Dura circa 12 ore, uno sproposito in confronto a tutto quello che si può fare in 12 ore, in una classe in 12 ore hai fatto Leopardi, e invece stiamo qua seduti ad ascoltare un tizio che trova meraviglioso proiettare la propria immagine in uno scenario virtuale, mentre io mi mordo le mani perché non ho comprato i fagiolini che avrei potuto pulire stando dietro alla telecamera. O le melanzane da tagliare a fettine, passare nella farina e friggere.
Perché stiamo facendo questo corso? Perché dopo il covid la scuola è immersa nella tecnologia, siamo inondati da dispositivi che esigono di essere adoperati anche se spesso non servono a niente. Programmati per un’obsolescenza istantanea. Sento dire che i ripostigli di alcune scuole sono stipati di lavagne multimediali sostituite grazie ai generosi fondi del pnrr dalle dashboard, maneggevoli, performanti, provviste di bacchetta magica.
Sono arrivati anche dei pc grandi come una scatola di formaggini, collegati con la dashboard dietro di te ma anche con venti pollici di schermo che però non te l’hanno posizionato sulla cattedra perché ti copre tutta la faccia, e quindi te lo hanno messo di traverso e quando parli alla classe ti vedono di profilo, io per esempio questo pc una mattina lo stavo cercando di disattivare perché ho il mio vecchio computer e invece ogni volta bip sulla lavagna ricompariva la schermata del pc dell’aula finché non ho tolto la spina e ho fatto anche il gesto dell’ombrello al pc dell’aula e dalla classe è partito uno scroscio di applausi.
Gli entusiasti sono più degli scettici. Se sei scettico qualcuno ti fa notare che sei parte di una minoranza che vorrebbe imporre agli altri le proprie idee spacciandole per nobili principi. In questo modo, in modo democratico, mi viene imposto di stare per ore dietro a una telecamera a seguire riunioni di cui non capisco nulla. Se avevo un nobile principio era credere che in un contesto educativo la relazione non può essere mediata dalla tecnologia, ma in realtà il motivo è che non riesco a mantenere l’attenzione per più di un’ora davanti a uno schermo.
In compenso non ho sperimentato gli occhiali da stronzo, di cui ci siamo dotati grazie al pnrr, che era il tema del corso di 12 ore, che consisteva in una serie di video in inglese con i sottotitoli con un tizio che ogni tanto diceva adesso metto un altro video, oppure guardate che bello il mio collega adesso fa una capriola dentro le cascate del Niagara. A un certo punto ho aperto il microfono e ho detto a qualcuno dentro casa sto seguendo un corso di inglese. Una collega ha detto stai attento Alerino, hai il microfono acceso. E io: ops, scusate. Tra tutti è stato il momento più emozionante dell’anno scolastico.