«Canzone nera»
Là, nella più fervente delle nostre città,
sprofondano coi visi nel sangue rappreso
corpi bambini.
Primo gioco alla guerra – non per finta –
prima spavalda partenza.
Qualcuno mostra come. Prova. È una scemenza.
Sparare – è così facile. Non sbaglia il colpo.
Prima avventura. Autentica, da grandi.
Stringe una bottiglia di benzina, caparbio e accorto.
Ieri tre carri armati – oggi toccherà a un quarto.
Mani impazienti anticipano l’ordine.
– attraverso la città che cade a pezzi,
tra fiamme che nessuno riesce a domare,
armata di pugni chiusi, congelata nel grido,
avanza in una fitta, calda grandine di spari
la crociata dei ragazzini di strada.
Per gli occhi il ricordo fresco è un affanno,
ma le nostre mani ci credono, lo sanno.
Le mani, chiamate a reggere il peso del mondo,
lo sanno: il mondo rivivrà senza spettri di guerra,
per gli anni calpestati pagherà sino in fondo,
e credono in un nuovo ordine e ritmo.
… e forse anche per questo
ci strozza ogni momento
un perché, il più mesto,
un silente ma ha senso
– corpi di bambini caduti.
1944