ORLANDO ORLANDI POSTI Vita in una cella della Gestapo

Da «Roma ’44. Le lettere dal carcere di via Tasso di un ragazzo martire delle Fosse Ardeatine»

Una camera di 3 x 3 m. circa tappezzata di carta chiara, con finestra murata completamente in modo che non entri nessuno spiraglio di aria, sulla porta vi è un foro coperto a mo’ di spioncino sopra, nel muro una grata che dà nel corridoio nella quale in alto vi sono collocate delle lampade potenti che servono per l’illuminazione di tutte le celle, che prima non erano altro che delle stanze di un [parola illeggibile] appartamentino, queste lampade rimangono accese giorno e notte in continuazione cosa da fare impazzire. Vi sono due letti di legno, dove quando entrai io vi erano 1 materasso e 1 coperta per quattro persone e con la mia entrata dovettero cedermi la coperta per dormire a terra perché sui letti non vi era posto e così dormii a terra per circa 15 giorni; nella camera vi è un termosifone che rimane acceso dalle otto del mattino alle otto di sera. Il mangiare, i primi due giorni non mi diedero nulla poi mi diedero una concolina di metallo con un cucchiaio di legno, verso l’una arriva una cassa di cottura di quelle rubate alla caserma del 2 granatieri, e un sacco con il pane. Aprono la cella e ad uno ad uno ci danno un mestolo di acqua calda e mezzo di pasta e due pagnottine di pane; la minestra era così fatta, cioè qualche volta capitava di trovarci qualche patata e qualche pisello crudo, qualche fagiolo o pezzi di verdura quasi cruda, vi erano in una 30 di litri di acqua con qualche cosa dentro 6 o 7 chili di pastaccia acida, il pane non ne parliamo, erano più le volte che era acido e muffo che le volte che fosse decente e la quantità giornaliera era di due pagnottine del peso di 400 grammi, da notarsi bene la razione di biacca diminuisce giornalmente, la fame è insopportabile.

Oggi 1 marzo la fame è arrivata a un punto tale da farmi venire l’affanno; mi hanno dato un mestolo di acqua con due pezzi di verdura, due pagnottine piccolissime acide da far venire i dolori di stomaco; mi ero dimenticato, la domenica pasta bollita nell’acqua e tutto senza nessun condimento, accompagnato a due dita di carne e metà pagnottina in più, grande giornata. Ora in questa camera siamo in 6 manca l’aria non si respira più la fame aumenta insomma oggi mi sembra di impazzire non riesco nemmeno a fermare il pensiero in nessuna cosa perché i miei nervi non resistono più, riesco solo ad intravedere lontano lontano il viso della mia cara Lella e il suo sguardo riesce solo a rialzarmi ma sono debole sono abbattuto moralmente.

Spero di dormire un pochino, chi lo sa se ci riuscirò chi lo sa se dopo aver riposato un pochino starò con il morale più alto speriamo.

ciao Lella stella che
indica il cammino al
mio pensiero.
ciao mamma, la
più grande mammina
che possa esistere
[parole illeggibili]
oPo

Studente, di 18 anni […]. Il 10 settembre 1943, insieme ad alcuni operai e ad altri studenti, decide di combattere contro i tedeschi per la difesa di Roma […]. Dopo l’occupazione tedesca Orlando entra nel gruppo di coetanei che frequentano lo stabilimento al fiume e che si autodefinisce «i caimani del bell’orizzonte», di cui fanno parte diversi ragazzi di sentimenti antifascisti. È poi uno degli animatori dell’Arsi (Associazione rivoluzionaria studentesca italiana) […]. Di giorno partecipa alle proteste studentesche alla Sapienza […]; nelle ore pomeridiane e notturne invece compie azioni di sabotaggio, spargendo chiodi a quattro punte sulla Nomentana e sulla Tiburtina e tagliando i fili delle linee telefoniche tedesche […]. Lallo tiene un diario clandestino, su trentotto foglietti di fortuna scritti sotto forma di dialogo con Marcella e la madre, fatti uscire dal carcere nei colletti delle camicie da lavare […]. Il 24 marzo [1944] è nella lista di Kappler tra i detenuti a disposizione dell’Aussen-Kommando, sotto inchiesta di polizia. Sulla sua salma, in una tasca, viene trovato un pezzo di carta con delle linee e dei numeri. Si tratta di un gioco tracciato a matita e non finito, quello della battaglia navale.

Da Mario Avagliano – Marco Palmieri, Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine, Einaudi, Torino 2024, pp. 402-5