Da «Mediterranee» (1945-1946)
La casa è devastata,
la casa è rovinata.
Mille e una notte non l’abita più.
Come un giardino la sua verde Aleppo
una tenera madre ricordava.
Accoglieva le amiche, palpitava
per il figlio inquieto. Ed il caffè
porgeva, in piccole tazze, alla turca.
La casa è devastata,
la casa è rovinata.
Mille e una notte non accoglie più.
La rovinò dal cielo
la guerra,
In terra
la devastava il tedesco. Piangeva
la gentile le proprie sue e le umane
miserie. (Odiare non poteva.) Il figlio
fuggì sui monti, vi trovò un suo caro amico,
vi giocò con lui la vita.
Erano cari amici, si facevano
meraviglia a vicenda, esageravano,
un poco invidiosi, donne amori
Erano cari amici quando rompere
tu li vedevi esterrefatto a calci:
un’antilope e un mulo.
La casa è devastata,
la casa è rovinata
Ma i due ragazzi sono vivi ancora;
vive ancora, imbianchite un po’, le madri.