LUCA MALGIOGLIO Contro il fanatismo

[Post su facebook, 2 gennaio 2024]

Delle pseudo-verità parascientifiche non pensate e non elaborate, ma usate come oggetti contundenti contro chi osi obiettare qualcosa: i meccanismi del fanatismo settario sono noti, e si ripropongono nel corso della storia incontrandosi con l’inevitabile tendenza gregaria degli esseri umani (su questo Freud con Psicologia delle masse e analisi dell’io e Fromm con Fuga dalla libertà hanno detto moltissimo).

Capita ad esempio che nel campo delle scienze umane si lavori all’imposizione di “verità” assolute e unilaterali, basate su presunte “evidenze empiriche”, per nulla contestualizzate e messe insieme frettolosamente con un abile cherry picking, per rispondere a precisi scopi o per giustificare a posteriori delle scelte rispondenti a determinati interessi. Attorno a queste presunte verità si radunano i fedeli, la cui appartenenza settaria è incentrata sull’adesione a poche formule fissate dai leader, che permettano a coloro che le recitano di sentirsi dei privilegiati rispetto al resto dell’umanità senza doversi sottoporre alla fatica di pensare in proprio.

Oggi poi, ad esempio nel dibattito sulla scuola, si tenta di impedire il confronto delle interpretazioni, che caratterizza e dovrebbe caratterizzare sempre le scienze umane, fino a squalificare come aneddotica priva di valore “scientifico” l’esperienza di quelli che sono i maggiori conoscitori della realtà scolastica e della relazione educativa, cioè gli insegnanti, per ridurre la ricchezza concreta e la pluralità di tale realtà alla misura di scopi ad essa estranei. E l’apertura vitale del pensiero – correttivo indispensabile alla falsa oggettività di posizioni ideologiche, di comodo o avulse dalla realtà – viene fatta passare per atteggiamento antiscientifico, con una confusione tra i metodi e le modalità di conoscenza della realtà delle scienze “dure” e quelli delle scienze umane. L’accusa, rivolta a chi non si sottomette a visioni unilaterali, astratte e totalitarie nel campo dell’educazione, di essere dei “no-vax” che rifiutano “la scienza”, la dice lunga sullo spessore e l’onestà intellettuale di chi la formula.

A rendere il meccanismo settario ancora più impermeabile all’intelligenza e privo di spiragli di consapevolezza, c’è l’idea che obiezioni dettate dal buon senso, che nascono l’una indipendentemente dall’altra (e infatti sono anche molto diverse tra loro, non tutte centrate allo stesso modo), rispetto ad esempio a certe “riforme” scolastiche, facciano parte di un’aggressione organizzata nei confronti della Verità e dei suoi sacerdoti. Non è un caso: questa modalità tipica del funzionamento settario, che detesta l’uso del pensiero, capace di mettere in crisi delle certezze poco o per nulla fondate, ha come veicolo privilegiato l’aggressione contro “gli altri”, e non può concepire la possibilità che qualcuno formuli giudizi liberi e disinteressati, non funzionali alla lotta per la conquista di spazi di potere. Di fronte alla critica argomentata scatta perciò il meccanismo della proiezione sull’altro della propria stessa aggressività e del connesso vittimismo, che vorrebbe inibire le risposte ragionevoli e sensate alle aggressioni, come quelle portate avanti nei confronti degli insegnanti e del loro lavoro, diventato terreno di conquista di interessi e logiche ad esso estranee.

“La burocrazia è la prima e unica istituzione sociale che tratta i mezzi come se fossero completamente separati dalle cose che realizzano. Alla separazione corrisponde anche un’inversione: i mezzi diventano fini, le procedure amministrative esauriscono in se stesse il proprio scopo. Le procedure di valutazione sono più rilevanti rispetto ai processi educativi e lavorativi.

Per questo motivo non è importante il fatto che i professionisti che le gestiscono non abbiano alcuna competenza specifica nel settore di applicazione. La loro preoccupazione sarà non tanto quella di penetrare NEL lavoro soggetto a controllo, di conoscerlo nella sua dimensione più profonda, quanto – piuttosto – di lasciare tracce della loro prestazione SUL lavoro” (Mauro Boarelli, Contro l’ideologia del merito, Bari-Roma, Laterza, 2019, pp.69-70).