La guerra è bella anche se fa male

Ungaretti per la quinta volta, esce ogni 5-6 anni in media, non era difficile prevederlo (io non l’ho previsto, mi sembrava scontato), se però per gli attuali governanti Generale di De Gregori inneggia alla guerra («La guerra è bella anche se fa male») ben venga anche Ungaretti che nella Grande Guerra si è arruolato volontario ed era legato da una personale amicizia al Duce. Idem Pirandello, che ha firmato il manifesto degli intellettuali fascisti.

Quello che tiene insieme Ungaretti e Pirandello è la voglia di resilienza. Ungaretti uomo di pena che strascica la propria carcassa sui campi di battaglia cercando un’illusione e Serafino Gubbio che ha perso la parola e non può far altro che scrivere per raccontare come è diventato una mano che gira una manovella.

A proposito, i giornali usano titoli prestampati dagli anni ottanta dove c’è scritto tema e rito di passaggio. Per il primo parce sepulto, per il rito di passaggio per me va spostato al primo giorno di scuola, specialmente quello successivo all’esame in cui ci si presenta all’uscita per vendere i libri di testo che non servono più.