DARIO FERRARI Come in un frullatore

Da «La ricreazione è finita»

Nell’Emeroteca universitaria di Pisa, dove sono andato a consultare i giornali locali degli anni Settanta ho avuto a che fare per la prima volta con queste bobine su cui hanno riversato i vecchi giornali, per vedere le quali ti devi infilare in delle specie di cabine che assomigliano a quelle dei videogiochi arcade del secolo scorso, solo che al posto del joystick hai in mano una manovella che permette di passare da una pagina all’altra e che ogni volta che la giri emette un forte rumore di frullatore.
È una sensazione strana, stare di fronte a quei cosi (anche se l’impressione è piuttosto quella di starci dentro): anzitutto perché pensavo che i microfilm fossero solo una cosa da film di spionaggio d’antan; poi perché usarli ti dà subito l’impressione di essere uno studioso vero, e non un semplice studentello imberbe che va a sbrindellare le giornate in biblioteca; infine perché è difficile spiegare l’effetto psicologico di uno strumento che ha quell’aria decrepita che riescono ad avere solo le cose che sono state concepite per essere futuristiche. È come stare al centro del flusso canalizzatore di Ritorno al futuro: si è contemporaneamente nel 2017 da cui si è arrivati, negli anni Settanta di cui si stanno leggendo i giornali, in una sala giochi degli anni Ottanta e in una distopia tecnologica del terzo millennio come potevano immaginarselo negli anni Sessanta. Da cui, credo, la percezione di trovarsi in un frullatore.
Grazie ai microfilm ho scoperto peraltro che poche cose al mondo mi piacciono più che leggere giornali di quarant’anni fa. Ogni volta che apro un quotidiano […] mi perdo a leggere mille articoli, trafiletti, fondi, elzeviri. Leggo pezzi di politica infarciti di nomi che sembrano risuonare da un tempo remoto, quasi leggendario (Zaccagnini, De Martino, Forlani…), che discutono di temi a cui difficilmente riesco a dare un corrispettivo reale (la scala mobile, la stagflazione, l’OPEC…), eppure me li leggo da cima a fondo, ipnotizzato dalla loro lingua desueta e quasi arcana. Un articolo su una crisi di governo di oggi mi fa passare la voglia di leggerlo alla terza riga, mentre la caduta del governo Rumor IV e la sua sostituzione il giorno dopo con il governo Rumor V, praticamente identico, se non per il siluramento di due ministri repubblicani, mi tiene incantato per un pomeriggio.