[Da «Ariosto e Tasso»]
Il bifrontismo spirituale del Tasso trova solo nella Liberata la sua vera forma congeniale, la sua più compiuta sanzione artistica. Gli ameni inganni e le alte disposizioni vivono infatti, nel poema, in una luce comune di vibrante trepidazione. Tanto sui personaggi che sui luoghi, innestati di scorcio e con funzione partecipante, si stende l’ombra d’una minaccia, di una segreta insidia. È la tipica suspense tassiana. Non quella romanzesca, estrosa e inventiva, dell’Ariosto, quel sublime espediente narrativo calcolato come un congegno perfetto (con le sue argute e innocenti assunzioni del sortilegio), ma una suspense che è inerente alla coscienza stessa del poeta, proiezione letteraria del suo sgomento di fronte alla realtà. così il piacere appare insidiato dal sentimento della labilità, e si fa tanto più acre e voluttuoso quanta più se ne avverte l’effimera durata; l’amore è contristato dalla corresponsione negata e soprattutto dai presagi funesti, e si nutre di languidi ardori o di disperata mestizia; la fama terrena è corrosa dal trascorrere del tempo, e lascia di sé solo un’eco fragile che il vento disperde; la natura finge promesse e lusinghe, ma improvvisamente impietrisce in un pauroso squallore desertico; gli eventi sono soggetti all’estro imperscrutabile e spesso crudele della fortuna, sì che la gioia è costantemente minacciata dal dolore; l’idea stessa della vita, infine, è ovunque associata a quella della morte. È insomma un continuo oscillare tra verità e apparenze, in un mondo non rappresentato nitidamente con distacco e sicurezza, ma filtrato attraverso una sensibilità ansiosa e irrequieta. Anche il magismo, realizzato con l’innesto del meraviglioso religioso entro la storia, corrisponde del resto a questo senso costante del mistero che grava sulla vita, e la fa pensosa e dolente, penetrando nel cuore degli uomini e agitandoli oscuramente, popolando la natura di strane voci e di malefici incanti. ma la suspense tassiana non ha solo questo registro basso, questo tono sensuale, allucinato, e talvolta anche torbido e morboso, quasi preludio ad una irreparabile catastrofe. Essa gli associa un registro acuto, energico e attivo, che mitiga quell’angoscia e spesso la redime, ricuperando, giusto al limite dove ogni energia si sfrangia e si dissolve, un sentimento ancora generoso e intenso della vita che sorregge e illumina i gesti eroici, trattiene le impazienze e fortifica lo spirito nella rinuncia, celebra il sacrificio, esalta la pietà e la gentilezza, consola i pianti segreti, purifica le passioni, illumina anche la morte d’una sublime speranza, mentre i paesaggi si liberano dagli incantesimi orridi e paurosi e la natura sorride conciliata sotto cieli rifatti finalmente sereni e benigni. Il complesso accordo di questi due registri costituisce il nodo vitale della Liberata, la condizione della sua originale riuscita poetica.