ALBERTO CAMERINI Rock’n’Roll Robot

Da «Rudy e Rita» (1981)

Se il mondo ti confonde, non lo capisci più
Se nulla ti soddisfa, ti annoi sempre più
Scienziati ed ingegneri hanno inventato già
Una generazione di bambole robot

C’è questo tipo strano, vedrai ti piacerà
Lui suona la chitarra in una rock’n’roll band
È come un Arlecchino ma non si rompe mai
Attacchi la corrente, si accende e partirà

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STEFANO BORRONI BARALE La transizione digitale, terreno di un nuovo conflitto sociale

[Su la testa, settembre 2023]

Il modo migliore per mantenere le persone passive e obbedienti è quello di limitare rigorosamente lo spettro delle opinioni accettabili, ma permettere un un dibattito molto vivace all’interno dello spettro, incoraggiando le opinioni più critiche. Questo dà alle persone la sensazione che ci sia un libero pensiero in corso, mentre per tutto il tempo i presupposti del sistema vengono rafforzati dai limiti posti alla portata del dibattito.
Noam A. Chomsky, The common good, 1998

Il dibattito odierno sulla tecnologia è letteralmente ostruito da definizioni e concetti che nascondono al loro interno pensieri, visioni e assiomi di chi le conia. Il risultato è una narrazione mistificata della tecnologia, dei rapporti di forza che essa impone alla società attraverso cambiamenti dirompenti1 e che consolida attraverso la burocrazia dei suoi apparati composti da tecnologia, istituzioni e ideologia2.

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RACHEL GUTMAN-WEI Scrivere a mano è un’arte

[«The Atlantic», 11 luglio 2023, tradotto da Internazionale, 12 agosto 2023]

Poiché sono una scrittrice, e poiché sono un’accumulatrice compulsiva, il mio appartamento è disseminato di taccuini che contengono un miscuglio di annotazioni ed elaborati scolastici. Molte pagine non hanno data, ma io posso dire a quale periodo della mia vita corrispondono semplicemente guardando la calligrafia. Nei primi scritti, quando ero alle elementari, la mia grafia era spigolosa, frastagliata; persino le “e” presentavano angoli acuti. Alle medie, quando volevo essere più femminile (e stavo comunque fallendo), scrivevo lettere più tondeggianti, ogni curva era una bolla pronta a scoppiare. Al liceo, quando era giunto il momento di prendere sul serio l’iscrizione all’università, ho adottato il corsivo, snello e controllato.

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ELIO PAGLIARANI Due temi svolti

Dalle «Cronache» (1947-1953)

I

Adesso studio nelle commerciali
ma da grande farò lo spazzino
all’aperto, perché ci voglio bene, a Milano
e le strade voglio pulire
e mi piacciono tanto le tute
e darò una mano all’agente
se una coppia calpesta il giardino
e picchierò i bambini che saltano
perché mi ricordo mio nonno
che non voleva vedermi giocare
contento: «i bambini devono piangere
gli uomini lavorare».

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Come difendere la scuola della Costituzione (vademecum)

[Da Cobas Scuola Palermo, 30 agosto 2023]

DIFENDIAMO LA SCUOLA DELLA COSTITUZIONE

COME AGIRE NEGLI ORGANI COLLEGIALI

Quando i Padri Costituenti scrissero l’art. 33 “L’arte e la scienza sono libere, e libero ne è l’insegnamento”, avevano chiarissimo il ruolo decisivo che la scuola aveva avuto nella fascistizzazione della società italiana; con questo articolo non consegnavano un’individuale libertà al/la docente come lavoratore/trice, ma ponevano il pluralismo e la libertà di insegnamento a garanzia della democrazia di un’intera società: principale obiettivo e responsabilità del/la docente.

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Candidato

(s.m.) – 1. Chi, su richiesta degli amici, acconsente con riluttanza a sacrificare i suoi interessi privati per il bene pubblico. Questa parola ha la stessa radice di «candido» e «candito», e originariamente significava bianco. In un primo tempo si era avanzata l’ipotesi che si trattasse di un’allusione al sistema ateniese di conferire un incarico per mezzo di una pallina bianca, ma successivamente le ricerche di quell’eminente filologo che è il professor Ned Townsend hanno dimostrato che la parola deriva dall’antico costume secondo il quale l’aspirante a cariche politiche distribuiva dolciumi. 2. Un gentiluomo troppo modesto per accettare gli onori della vita privata e che ricerca con ostinazione la confortevole oscurità dei pubblici uffici.

Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo

vedi anche Elezioni

CRISTINA TORRES CÁCERES Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma.
Se non ti dico che vado a cena. Se domani, il taxi non appare.

Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in una borsa nera (Mara, Micaela, Majo, Mariana).
Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley).
Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina).
Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata (Arlette).
Mamita, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucia).
Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, l’alcool nel sangue.

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CARLA CASTELLI – CARLO LOIODICE 11 marzo 1977. Canzone per Francesco

Ricordate quel giorno a Bologna
Era tempo di occupazioni
Istituto di Anatomia
Caricò a freddo la polizia

Altra gente frattanto arrivava
Si sentiva già un’aria cattiva
Pugni in tasca e pugni levati
Contro i mitra e i fucili spianati. Continua a leggere “CARLA CASTELLI – CARLO LOIODICE 11 marzo 1977. Canzone per Francesco”

ROBERTO CONTU Ancora sulla lezione frontale

[La scuola e noi, 6 novembre 2023]

Il racconto di una propria esperienza in classe, per intervenire nel discorso pubblico sulla scuola, è sempre un porsi in posizione debole. Lo è perché si assume il rischio della parzialità del proprio particolare per dire dell’universale, perché vanno tenute a bada le insidie dell’individualismo (a partire dalla tentazione dei narcisismi), perché in fondo resterà sempre un’approssimazione dell’esperienza vissuta. Ma per quanto vada dichiarato il limite di tale punto di vista, con la stessa onestà andrebbe detto quanto sia esperienza comune, nel tempo dei grandi proclami e delle grandi semplificazioni, il percepire da chi è dentro la classe l’irrealtà di troppi universali nel discorso pubblico sulla scuola Continua a leggere “ROBERTO CONTU Ancora sulla lezione frontale”

EDWARD W. SAID Lettera aperta agli intellettuali ebrei americani

«MicroMega», 3, 2024

Nel 1989. lo studioso palestinese americano Edward W. Said scrisse una lettera aperta ai suoi colleghi ebrei, invitandoli a prendere posizione contro gli abusi di Israele nei confronti dei palestinesi. Ritenne tuttavia di non pubblicarla, perché troppo incendiaria. Inedita fino al 2022, quando è stata pubblicata sulla rivista statunitense «Jewish Currents»

Ho sentito spesso il rabbino Arthur Hertzberg (1) dire che per gli ebrei americani la causa di Israele è una sorta di religione laica. Continua a leggere “EDWARD W. SAID Lettera aperta agli intellettuali ebrei americani”