JOANNA BURKE Guerra e disumanizzazione

Da «La seconda guerra mondiale. Storia di una tragedia civile»

La Seconda guerra mondiale merita la fama di evento più sconvolgente della storia moderna in considerazione del fatto che i processi di disumanizzazione e sterminio furono condotti in base a calcoli per così dire razionali. La scienza e la tecnologia furono utilizzate per i fini più apertamente micidiali mai perseguiti nella storia dell’umanità. La confusione e la complessità sono le caratteristiche dominanti di questa guerra totale […].

Oggi c’è poi una ragione ancora più pressante per parlare e scrivere di tali eventi: una nuova generazione, che sa poco o nulla di quella guerra, rischia di dimenticare. Man mano che i sopravvissuti muoiono, i loro ricordi vengono superati dalle storie raccontate dai vincitori e da coloro che negano che l’Olocausto sia mai avvenuto, ossia gruppi potenti con un progetto politico di estrema destra. C’è anche il pericolo che ridurre tale conflitto a una serie di battaglie e strategie come tante finisca col diluire l’orrore, rischiando di sfumarne i contorni nell’asettico elenco delle storie militari: il massacro di massa diventerebbe così un blando resoconto della contabilità dei caduti. L’enumerazione anonima di milioni di uomini, donne e bambini uccisi o feriti, le fredde statistiche che stimano la percentuale di distruzione subita dalle città possono produrre una sorta di distacco dalle vittime: è un simile processo di disumanizzazione che ha consentito che si verificassero le atrocità compiute durante la guerra.