JOELLE TAYLOR Terra di nessuno

Il suo volto era un paese straniero
e la sua lingua una pistola nascosta.
La sua risata era una sirena antiaerei
e la sua bocca una grotta scavata nella terra irachena,
una fossa poco profonda ai margini della citta.
La sua barba era il filo spinato intorno al campo
e la sua pelle una mappa disegnata a mano e cucita nella camicia,
un terreno deserto a mezzanotte.
I suoi occhi erano soffici mine sepolte e abbandonate
e la sua voce interferenze radio colte tra due stazioni.
Le sue costole erano le sbarre afferrate di una gabbia a Guantanamo Bay
e le sue labbra la fila ordinata alla dogana,
il confine tra due territori.

E camminava come un’alunna tra le macerie di casa
e parlava come un aereo a bassa quota che vorrebbe atterrare.
Benvenuto in Inghilterra.
Asalaam alaikum.

Ma l’ufficio immigrazione era una lettera d’amore scritta in un’altra
lingua
e quando sorrise
i suoi denti
erano lo skyline
di New York.