Rumoroso. Isterico. Arrogante. Il selfie della grammatica. Il punto esclamativo attira su di sé un’enorme (e ingiustificata) quantità di improperi per la sua sfacciata pretesa di rappresentare emozioni che alcune anime poco gentili considerano egocentriche. Siamo diventati sospettosi dei sentimenti, soprattutto di quelli grandi, che hanno bisogno dell’eruzione di un ! per sfogarsi. Questa tendenza è cominciata intorno al 1900, quando la modernità è diventata sinonimo di funzionalità e di linee dritte e pulite (come testimoniano le rigorose scatole degli edifici del Bauhaus) in opposizione alla vena extra della sensibilità vittoriana o alle frivole e giocose decorazioni del rinascimento.
Le cose devono avere una logica, e il punto esclamativo non ce l’ha: troppo soggettivo e sovversivo, con il suo vizio di saltar fuori dal flusso uniforme delle parole sul foglio. Da quando è cominciata l’avanzata trionfale della tecnologia degli smartphone e dei social network, il punto esclamativo è sempre più incompreso: viviamo in un villaggio digitate in cui ci scambiamo chiacchiere da una parte all’altra del mondo e usiamo in abbondanza segnali sociali emotivi come il punto esclamativo. E siccome basta premere il pollice per riprodurre quanto vogliamo qualsiasi carattere, ci viene facile inondare di !!!!!!! il mondo digitate. Non c’è da stupirsi se siamo diventati un po’ allergici al povero, semplice punto esclamativo, di cui stigmatizziamo l’onnipresenza accusandolo di essere irritante e superfluo. Poi è arrivato Donald Trump e gli ha dato il colpo di grazia, infarcendo i suoi tweet di ! durante la sua campagna elettorale e la sua presidenza. Gli atteggiamenti di Trump e lo stesso aspetto del segno, con il corpo eretto e il puntino sferico in basso, hanno fatto diventare il punto esclamativo “aggressivamente fallico”. Bisogna assolutamente salvarlo.
Fortunatamente, né le reazioni al punto esclamativo né le sue funzioni sono state sempre così negative. Per secoli gli scrittori hanno goduto della sua forza incisiva, servendosi con disinvoltura e persuasività del suo potere d’indicare: «Qui ci sono i sentimenti!».
Da Florence Hazrat, Il punto di meraviglia, «Internazionale», 1540, 1 dicembre 2023