Banchi

L’amico Max osserva che alcun* (l’asterisco è suo) docenti credono che dalla disposizione dei banchi dipenda la relazione educativa. Mi autodenuncio: sono anni che tento di convincere i colleghi che la soluzione sono i banchi a castello, risolvono tra l’altro anche il problema delle classi pollaio. La cattedra, dotata di un ascensore, può essere pagata con i fondi del Pnrr che riguardo al reparto giocattoli sono molto generosi.

Ancora meglio, dal punto di vista economico sebbene non ergonomico, sarebbe fissare i banchi al soffitto così da ottenere la classe capovolta (flipped classroom) mentre la valorizzazione dei docenti orientatori si potrebbe realizzare con una base girevole su cui piantare i banchi, una specie di giostra di cui i docenti possono regolare la velocità, la direzione, l’inclinazione. Quanto ci sembra già superata, Max, e ridicola, l’aula con i banchi monoposto a rotelle disposti a semicerchio, con il docente che occupa il centro credendosi Socrate e invece è solo una manopola, la mano che gira la manovella.

Tolleranza

La tolleranza è in generale la virtù di ogni essere debole destinato a vivere con esseri che gli rassomigliano.
Tolleranza, in «Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e del mestieri»

La ragione della tolleranza sta nella ragione stessa.
Mario Lodi, Il paese sbagliato (1970)

In un paese incivile come l’Italia in cui i governanti, secondo che si sentono più o meno sicuri di se stessi, tendono subito a diventare dei domatori e a trattare i governati come fiere denutrite da addomesticare, si può difendere la tolleranza solo con l’intolleranza più inesorabile.
Piero Gobetti, Guerra agli apolitici (1924)

LUIS DE GÓNGORA Finché dei tuoi capelli emulo vano

Finché dei tuoi capelli emulo vano,
Vada splendendo oro brunito al Sole,
Finché negletto la tua fronte bianca
In mezzo al piano ammiri il giglio bello,

Finché per coglierlo gli sguardi inseguano
Più il labbro tuo che il primulo garofano,
Finché più dell’avorio, in allegria
Sdegnosa luca il tuo gentile collo,

La bocca, e chioma e collo e fronte godi,
Prima che quanto fu in età dorata,
Oro, garofano, cristallo e giglio

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Stress

La Repubblica, sempre a caccia di notizie con cui rappresentare il lato folcloristico della scuola, stavolta ha scovato un liceo paritario di Bologna dove sarà sperimentata (in una classe) la scuola senza voti (in itinere), come al liceo Morgagni di Roma (dove la sperimentazione è stara chiusa). Dice che il voto crea stress e non deve essere usato come una minaccia. Gli studenti fortunati di questa classe del Manzoni saranno quindi tartassati (dice il referente: «la valutazione degli studenti sarà molto più frequente e costante») di verifiche senza voto numerico, ma ogni volta per capire come sono andati dovranno leggere una pappardella in didattichese. E tutto ciò non è ancora più stressante?

Vendetta

La vendetta ha mille sapori e sono tutti più dolci del miele.
Amos Oz, Altrove, forse

Allora, vendetta, quando uno vi fa qualche cosa che vi fa molto male, ma molto, voi vedrete la prima reazione lo vorreste punire, però il problema che si presenta come lo volete punire, lo volete ammazzare? Gli volete sparare? Lo volete massacrare? Gli volete spaccare le gambe? Gli volete dare un fracco di botte? Lo volete esiliare? Qual è la punizione migliore? vi chiederete te e i tuoi coetanei tra poco quando sarete di fronte al problema. Ecco, io lo so, qual è la punizione migliore, mi sembra. La punizione migliore è guardarlo e pensare La tua punizione, è essere quello che sei.
Paolo Nori, Noi la farem vendetta

DANTE La donna-schermo

Chi desidera veramente conoscere la fede e il desiderio della sua amante, deve con cautela e discrezione fingere con l’amante che desidera gli amplessi di un’altra, e cominci a frequentare più del solito la sua contrada.
Andrea Cappellano, De amore

Da «La Vita nuova», V

Uno giorno avvenne che questa gentilissima sedea in parte ove s’udiano parole de la regina de la gloria, ed io era in luogo dal quale vedea la mia beatitudine: e nel mezzo di lei e di me per la retta linea sedea una gentile donna di molto piacevole aspetto, la quale mi mirava spesse volte Continua a leggere “DANTE La donna-schermo”

SILVIA ELENA DI DONATO La finta questione del voto

[Da La nostra scuola, 2 maggio 2023]

In merito al dibattito sull’abolizione del voto provo a contribuire con qualche riflessione.

A me sembra che l’obiettivo vero a cui dall’alto mirano sia affidare la valutazione ad enti certificatori esterni ed arrivare alla abolizione del valore legale del titolo di studio, con tutto quello che questo implica a livello sociale, politico e culturale… Per questo è in atto da tempo una propaganda subdola a cui si prestano in troppi, più o meno consapevolmente, per vari scopi anche personali, e che sfrutta strumentalmente a questo fine anche le fragilità dei ragazzi, da ascrivere a ben altre ragioni e non certo al voto, e con costante velenosa delegittimazione in sottotraccia dei docenti.

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Allegria

C’è questa proposta di accorciare di un anno la scuola secondaria di secondo grado. Tecnici e professionali per ora, a quanto sembra. Per fortuna io insegno al liceo. Però dico: perché non due? Si è capito, lo aveva capito prima e meglio di noi Oscar Wilde, e con lui la grande Maria Stella Gelmini, che la scuola genera l’ignoranza (Oscar dice che si è istruito finché non è andato a scuola, fatemi ritrovare la citazione), lo ribadiscono l’Ocse-Pisa, l’Invalsi, l’Indire, Eduscopio, la Repubblica, Paolo Crepet, che per aumentare la formazione bisogna diminuire la scuola. E quindi? Attacchiamo alla primaria e alla scuola media il triennio delle superiori, niente bocciature, niente voti, programmi snelli, zainetti leggeri, cuori pieni di allegria

Tizio

Conosco Tizio. Secondo la conoscenza che ne ho, gli do una realtà: per me. Ma Tizio lo conoscete anche voi, e certo quello che conoscete voi non è quello stesso che conosco io perché ciascuno di noi lo conosce a suo modo e gli dà a suo modo una realtà. Ora anche per se stesso Tizio ha tante realtà per quanti di noi conosce, perché in un modo si conosce con me e in un altro con voi e con un terzo, con un quarto e via dicendo. Il che vuol dire che Tizio è realmente uno con me, uno con voi, un altro con un terzo, un altro con un quarto e via dicendo, pur avendo l’illusione anche lui, anzi lui specialmente, d’esser uno per tutti.

Da Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila