TOBIAS JONES Stile Juventus

Da «I feel like I’m selling my soul»: inside the crisis at Juventus, «The Guardian», 25 aprile 2023, tradotto da «Internazionale», 1512, 19 maggio 2023

Per gli italiani la Juventus è stata a lungo un simbolo di fascino aristocratico, ma anche un sinonimo di imbrogli. La società è stata fondata nel 1897 da un gruppo di ragazzi ricchi di Torino che diedero alla squadra il suo accattivante nome latino (che significa «gioventù») e una divisa rosa con papillon o cravattino nero. La Juventus era considerata la squadra della classe alta, mentre gli operai tendevano a sostenere il Torino. Quest’immagine è stata definitivamente confermata nel 1923, quando la società è stata comprata da Giovanni Agnelli, un imprenditore che aveva fatto fortuna nel campo degli armamenti, dell’aviazione, delle spedizioni, della produzione di cuscinetti a sfera, della vendita al dettaglio e del commercio di tessuti, cemento e acciaio. A quel tempo la Juventus aveva ormai abbandonato le divise rosa per adottare la maglia a strisce verticali bianche e nere. Il cambiamento è legato ai rapporti tra le industrie tessili di Nottingham, nel Regno Unito, e Torino: quando i giocatori ordinarono una nuova divisa dall’Inghilterra, ricevettero per errore quella del Notts County Football Club, che aveva la maglia bianconera.
Nell’ultimo secolo la storia della Juventus è stata la storia degli Agnelli, spesso descritti come la versione italiana dei Kennedy: una famiglia reale all’interno della repubblica il cui nome è circondato da un alone di fascino e tragedia. Edoardo Agnelli, nominato da Giovanni presidente della Juventus, morì in un incidente aereo net 1935. Sua moglie, madre di sette figli, perse la vita in un incidente automobilistico net 1945. Uno dei figli della coppia è morto in un ospedale psichiatrico, nel 1965. Un nipote di Edoardo è morto di cancro all’età di 33 anni, mentre un altro si è suicidato nel 2000.
Ma la storia degli Agnelli è fatta anche di fascino e successi. Gianni, nipote di Giovanni, è diventato presidente della Juventus nel 1947. Descritto da Vanity Fair come «il padrino dello stile» e «un playboy internazionale», frequentava il principe Ranieri III di Monaco, Errol Flynn e Rita Hayworth, ed ebbe una relazione sentimentale con la nuora di Winston Churchill, Pamela. L’azienda di famiglia, la Fiat, ha dominato il panorama industriale italiano del dopoguerra. Chiunque tifasse per la Juventus sentiva di far parte del mondo cosmopolita e dorato degli Agnelli. La Juventus non era solo la squadra dei capi, ma anche di chi aspirava a essere come loro. Per i suoi detrattori, il motto ufficioso della squadra ne riassume la mentalità discutibile: «Vincere non è importante. È l’unica cosa che conta». Lo slogan è stato coniato da Giampiero Boniperti, ex calciatore della Juventus diventato poi presidente della società. Tra il 1946 e il 1961 Boniperti ha segnato 178 gol con la Juventus, ma a causa del tetto imposto a livello nazionale il suo stipendio non rifletteva il suo valore. Per aggirare quel limite Agnelli aveva offerto a Boniperti, figlio di agricoltori, una mucca per ogni gol segnato. Un giorno l’allevatore che vendeva il bestiame ad Agnelli lo chiamò per lamentarsi: Boniperti sceglieva sempre le mucche gravide. Tipico stile Juventus.