Metodo Singapore

Tra lunedì e oggi ho letto tre notizie riguardanti la scuola italiana. La prima dice che Valditara si vuole intestare una riforma che riduce i licei a due bienni di cui il secondo orientante. La filosofia è: più formazione in meno tempo. Da notare che la formazione non è costituita dalle conoscenze, che non sono formative perché non sono performative.

La seconda notizia è la proposta di pagare di più gli insegnanti del nord. Detta così fa anche ridere. Però nasconde un retropensiero che contiene la fine del contratto e rimanda ad altre riforme che stanno nel cassetto. Anche i tutor e il portfolio stavano nel cassetto e sono stati trainati dal piano di ricostruzione resiliente sviluppista.

E il liceo quadriennale, i vari progetti secessionisti e poi fate lavorare la memoria.

La terza notizia è sulla bocca di tutti e riguarda i rilevamenti dell’Ocse-Pisa sugli studenti italiani che se ho ben capito sono più ignoranti ma anche meno ignoranti di altri e hanno recuperato parte dello svantaggio da una parte ma hanno accumulato altri problemi da un’altra parte e questo serve a creare lo scenario adatto per intervenire e risolvere. Ora, a questo proposito, ho acceso radiodue e ho sentito che parlavano di come fronteggiare l’emergenza della matematica nella scuola primaria e una tizia ha detto che bisogna adottare il modello Singapore che a me senza sapere né leggere né scrivere mi sembra un’ottima soluzione.

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Sulla proposta della Lega di retribuire di più gli insegnanti del Nord c’è stato un coro di proteste da parte degli insegnanti del Sud i quali rivendicano: più soldi per tutti, ma se proprio si deve pagare qualcuno di più siamo noi. Giustissimo. Può darsi che la proposta della Lega sia una boutade (nella peggiore delle ipotesi è un ballon d’essai). Fatto sta che c’è un progetto nel cassetto che si chiama autonomia differenziata, dove la differenziazione riguarda in generale la condizione del lavoratore della scuola nel suo complesso. E si incrocia con i pon (ieri e oggi) e il pnrr (oggi e domani), che fanno girare la scuola come una trottola. I sindacati avanzano critiche, dal mondo della scuola si leva un coro di vibrante protesta. Sembra di no. Sento spesso blaterare contro i sindacati, senza fare distinzioni peraltro (sono tutti uguali), però nelle delibere dei democratici collegi docenti non assecondiamo nemmeno quel minimo livello di critica che i sindacati bontà loro avevano blandamente manifestato nei loro documenti e altrettanto blandamente promulgato durante le (poche) (poco frequentate) assemblee sindacali.