GIUSEPPE CALICETI Se un collega si crede migliore, digli di smettere!

ATTENTI, COLLEGHI! Sono ancora relativamente pochi i docenti della scuola pubblica, anche nel cosiddetto centrosinistra, che hanno capito bene l’inganno della meritocrazia.
Hanno cioè capito cosa si nasconde veramente dietro il ritornello del merito che in questi anni ci viene ossessivamente ripetuto anche all’interno della scuola pubblica. Tra loro vale la pena ricordare i docenti del sito http://www.forumdocenti.it che, nelle ultime settimane, stanno dando vita ad una piccola grande “Campagna contro il salario al merito, per il ripristino degli scatti di anzianità e lo stipendio per tutti”. I post, i manifesti e gli slogan autoprodotti diffusi in rete sono eloquenti. Continua a leggere “GIUSEPPE CALICETI Se un collega si crede migliore, digli di smettere!”

EMANUELA BANDINI Dante, gli amici e i poeti. Un percorso tematico per il Purgatorio

[La scuola e noi, 18 dicembre 2023]

La seconda cantica della Commedia è probabilmente quella che soffre di più la lettura scolastica tradizionale, canonica, “crociana”, che si valorizza, soprattutto nell’Inferno e e nel Paradiso, singoli canti memorabili, imperniati su incontri con personaggi indimenticabili come Farinata, Ulisse o Piccarda Donati. Ciò accade sia per la struttura narrativa quasi romanzesca del Purgatorio, i cui canti sono strettamente legati l’uno all’altro, come a blocchi (ad esempio, tutta la sezione dei canti “antipurgatoriali” dal III all’VIII, in cui è evidente anche il fil rouge della tematica politica), sia per l’impianto corale della cantica stessa – caratteristica ampiamente sottolineata da tutti i commentatori – che lascia meno spazio agli “assoli” individuali.

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La scuola buona

Fino alla Buona scuola erano i governi a demolire la scuola pubblica (Autonomia, parità scolastica, Riforma Moratti, Riforma Gelmini…), i lavoratori della scuola opponevano resistenza a corrente alternata (sono state poche le piazze riempite), ma offrivano un apporto mediocremente tiepido all’applicazione delle riforme. Renzi non ha solo reso buona la scuola che prima non era buona, ha migliorato anche la mentalità.

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Adulazione

Non c’è niente di più difficile al mondo della franchezza e niente di più facile dell’adulazione. Se nella franchezza c’è anche solo un centesimo di nota che suona falsa, si avverte subito una stonatura, e ne vien fuori una scenata. Mentre l’adulazione anche se è tutto falso, sino all’ultima nota, riesce comunque sempre gradita.

Da Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo

Philosophes de la Republique

Ogni festa comandata (laica e religiosa) i philosophes de la republique ci regalano uno scampolo della loro sapienza: gli insegnanti che non hanno empatia non devono stare su una cattedra, tutt’al più possono fare le figure di sistema (Galimberti), che la scuola non boccia abbastanza (Crepet), che gli insegnanti dovrebbero essere sottoposti a dei test psico-attitudinali (Recalcati).
Chi vuole può fare una sintesi

La scuola senza studenti

Poiché ogni giorno qualcuno esce fuori con la scuola senza qualcosa (i compiti per casa, i voti, i libri di testo e quindi gli zaini, i banchi, la cattedra, le discipline e quindi anche gli insegnanti1), io modestamente volevo proporre una scuola senza studenti. Non nel senso che costoro non possano frequentare un edificio chiamato scuola, bensì che non siano considerati studenti, anche perché non hanno nulla da imparare.

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DANTE Oltre la spera che più larga gira

Dalla «Vita Nova», cap. 41

Oltre la spera che più larga gira
passa ’l sospiro ch’esce del mio core:
intelligenza nova, che l’Amore
piangendo mette in lui, pur su lo tira.

Quand’elli è giunto là dove disira,
vede una donna, che riceve onore,
e luce sì, che per lo suo splendore
lo peregrino spirito la mira.

Vedela tal, che quando ’l mi ridice,
io no lo intendo, sì parla sottile
al cor dolente, che lo fa parlare. Continua a leggere “DANTE Oltre la spera che più larga gira”

Ascensore

Negli edifici come quello di Eva, nel 2017 resisteva ancora un’antiquata formalità. L’ascensore aveva i comandi manuali; l’interno era rivestito da pannelli di quercia con figure araldiche e un fregio con una scena silvestre: uccelli, cani e donne con lunghe vesti. Accanto alla pulsantiera c’era un sedile ribaltabile, sempre di quercia, che aveva la forma e le dimensioni del coperchio di un water, su cui Frank, l’addetto ai comandi, si riposava nei rari momenti in cui i suoi servigi non erano richiesti. Qualche mese prima i condomini avevano votato per sostituire quel vecchio ascensore con uno automatico. Allora Eva aveva confidato a Jake di essere preoccupata per Frank, che aveva fatto per tutta la vita un mestiere (girare la manovella per far partire l’ascensore Continua a leggere “Ascensore”

LA NOSTRA SCUOLA – ASSOCIAZIONE AGORÀ 33 La scuola sta morendo di finta formazione e didattichese

«Il fatto quotidiano», 10 giugno 2023

Qual è la filosofia del «Pnrr» del governo per quanto riguarda la scuola?

Il punto fondamentale è la sostituzione di cultura ed educazione con un’organizzazione burocratica che cresce su se stessa e serve solo a se stessa, che porta profitti – ad esempio dando lavoro agli enti formatori, non ultimo il creando carrozzone burocratico della “Scuola di alta formazione” – indipendentemente dalla realizzazione o meno di quelli che dovrebbero essere gli scopi fondamentali di un’istruzione pubblica: far crescere cittadini alfabetizzati, colti e consapevoli.

Basta vedere quali sono gli ambiti in cui, secondo la bozza del recente decreto legge del governo sul reclutamento e la formazione dei futuri insegnanti, dovrebbe svolgersi la “formazione continua” dei docenti. C’è un solo ambito, bontà del Ministero, dedicato alla conoscenza degli argomenti delle discipline che gli insegnanti dovrebbero insegnare; gli altri, all’interno dei quali verranno scelti i corsi necessari alla progressione stipendiale degli insegnanti e forse, in un prossimo futuro, alla stessa possibilità di continuare a fare questo lavoro, sono:

– “strumenti e tecniche di progettazione-partecipazione a bandi nazionali ed europei”;
– “governance della scuola: teoria e pratica”;
– “leadership educativa”;
– “staff e figure di sistema: formazione tecnico metodologica, socio-relazionale, strategica”;
– “continuità e strategie di orientamento formativo e lavorativo”;
– “potenziamento delle competenze in ordine alla valutazione degli alunni”;
– “profili applicativi del sistema nazionale di valutazione delle istituzioni scolastiche”;
– “tecniche della didattica digitale”.

Ogni commento sarebbe superfluo: si tratta di un singolare apparato para-aziendalistico, appunto, che con l’insegnamento non ha niente a che fare; e non ha niente a che fare con una seria preparazione riguardante la psicologia dell’età evolutiva e i bisogni profondi di bambini e adolescenti, a meno che non si intenda per tale un rozzo comportamentismo da stage motivazionale (“leadership educativa”).

Ma il vero dramma, più ancora di quello della “formazione continua”, sarà quello del reclutamento: i futuri insegnanti, già all’università, prima ancora (e probabilmente invece) di approfondire le conoscenze fondamentali delle proprie discipline, prima di appassionarsi liberamente ad esse, dovranno preoccuparsi di “formarsi” tramite il sistema dei “cfu” sulla buro-pedagogia astratta che conosciamo bene, quella delle “metodologie” standardizzate di insegnamento che vengono imposte a priori, con una paradossale inversione mezzi-fini.

Il rischio è che i futuri insegnanti non avranno più nulla da insegnare ai propri studenti, se non quattro formule vuote e burocratiche del totalitarismo didattichese, quello delle “unità di apprendimento”, “della flipped classroom”, del “cooperative learning”, della “certificazione delle competenze”, sonore banalità – che gli insegnanti hanno sempre messo in pratica – presentate con un pomposo apparato pseudo-teorico che serve a farle credere importanti, inevitabili e nuovissime e a distogliere l’attenzione da ciò che davvero conta nella scuola, cioè la crescita umana e culturale degli studenti.

Nell’introdurre questa “riforma” – tra l’altro attraverso la modalità del decreto legge, che dovrebbe essere adottata solo per questioni di particolare urgenza, non certo per ciò che riguarda il futuro delle nuove generazioni e della nostra società – il ministero dell’Istruzione evita un reale confronto con chi nella scuola lavora, così come evita il dibattito nelle commissioni parlamentari e con i sindacati: chi lavora nella scuola gli spiegherebbe che a pagare il prezzo di questo ennesimo pasticcio saranno gli studenti, che non verranno più istruiti. Vediamo già gli effetti di vent’anni di “riforme” dissennate, con la diffusione tra i giovanissimi di un drammatico analfabetismo.