Da «Quare tristis» (1998)
Ho amato vivendo degli animali,
non gli animali. Adesso, nel ricordo,
non ne amo nessuno, come se a bordo
dell’arca in viaggio verso più ospitali
silenzi ci fosse posto soltanto
per creature fatte a somiglianza
di mio padre e mia madre. La vacanza
da quello che siamo più di quel tanto
non può durare, se uno sente il fiato
del buio sul collo non sa che farsene
dello charme dell’innocenza, dei traffici
con il bello e la grazia a buon mercato
e dice addio senz’ombra di rimpianto
agli dei senz’ombra che ha avuto accanto.