Da «Confessioni»
Un bel giorno, o meglio una brutta mattina, dopo essere rientrato, com’era mia abitudine, surrettiziamente nella mia stanza, che un’anticamera separava da quella di mia madre, ed essermi spogliato in silenzio e poi coricato al fine di godere di un’ora o due di riposo… ingiusto benché meritato, filantropicamente parlando, dormivo come un ghiro quando verso le nove, ora in cui dovevo prepararmi per andare in ufficio, toilette, brodo o cioccolata, la mamma entrò in camera come di consueto per svegliarmi.
Essa diede in un’esclamazione che non nascondeva tuttavia una certa voglia di ridere e mi disse, poiché il rumore della porta nell’aprirsi e quindi la suddetta esclamazione mi avevano svegliato:
«Dio mio, Paul, in che stato! Ti sei di nuovo ubriacato ieri sera».
`Di nuovo’ mi ferì. Risposi con acrimonia:
«Perché dici ‘di nuovo’? Non mi ubriaco mai e men che meno ieri sera. Ho cenato a casa del mio vecchio amico e ho bevuto soltanto vino annacquato e dopo il dessert caffè senza cognac, sono tornato un po’ tardi perché abita molto lontano da qui, ma mi sono messo tranquillamente a letto, come puoi vedere».
La mamma non disse una parola, ma andando a staccare dalla spagnoletta di una delle due finestre della mia camera uno specchio col manico, che mi serviva per farmi la barba, me lo mise sotto gli occhi. Ero andato a letto col cilindro!
Lo ripeto a mio disdoro, avrò più avanti da raccontare molte altre e ben altre assurdità (e di peggio), dovute a questo abuso di quest’orribile cosa, il bere e di ciò che è nel bere, questo abuso in se stesso, fonte di follia e di delitti, di idiozie e di vergogna, che i governi dovrebbero se non abolire (e in fondo perché no?) almeno gravare terribilmente di tasse e imposte:
L’assenzio!