Play School II

Del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,
e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è solo un gioco

Prepararsi alle nuove sfide della didattica digitale. La gamification. Parte seconda. Il grande gioco della Divina Commedia, con tutti i saliscendi, le buche, i fiumi da attraversare, le avverse condizioni meteo (ampliamento di educazione civica), i premi e le punizioni, o l’assedio alla città di Gerusalemme su una scacchiera, con l’obiettivo di disarcionare i cavalli e bruciare le torri (virtualmente). Il Decameron si può trasformare in un role playing game, Orlando furioso in un memory game. Machiavelli invece è stato già gamificato. Con il paroliberismo futurista si possono realizzare dei puzzle (puzzlification) complicati da risolvere. Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale è roba per matematici: quante scale al giorno? Quanti piani? Idem per Uno, nessuno e centomila. Un algoritmo, impostato in modo corretto, può finalmente darci il numero compreso tra 0 (nessuno), 1 e 100.000.

In definitiva, come dice il saggio, si può sempre optare per nomi cose città, è divertente, istruttivo, inclusivo e really flipping oltre che competent based e peer-to-peer educational, ma soprattutto allevia l’ossessiva routine dei programmi scolastici.