GIULIO DE PETRA – MAURO GIORDANI Piano Scuola 4.0. Avrei preferenza di no

[Centro per la riforma dello Stato, 30 giugno 2023]

Il Consiglio di Istituto del Liceo Albertelli di Roma boccia due progetti del Piano Scuola 4.0 del PNRR e ne critica in profondità l’intero approccio digitale. Ne abbiamo parlato con Mauro Giordani, uno dei genitori

Il 4 maggio il Consiglio di Istituto del Liceo Albertelli ha bocciato due progetti del Piano Scuola 4.0 del PNRR. Puoi ricordare a chi non ha dimestichezza con gli organismi scolastici da chi è composto il Consiglio di Istituto, quale è il suo ruolo e quali sono i suoi poteri?

Il Consiglio di Istituto è un organo collegiale che esprime la rappresentanza di tutte le componenti scolastiche: docenti, personale ATA, studenti (alle superiori), genitori, dirigente scolastico (Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297).

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Tramontana

In quanto docente di educazione civica devo presentare l’argomento del cambiamento climatico come controverso mettendo da una parte studi scientifici e dall’altra la qualunque? precisando che la temperatura può aumentare di x gradi in tot anni e di conseguenza i ghiacciai sciogliersi e il livello del mare salire di x centimetri, però è inutile convocare conferenze sul clima e stabilire protocolli (tra l’altro inquinano) perché basta un giorno di tramontana per spazzare via il riscaldamento globale?

Lanzichenecchi

Odio i lanzichenecchi che per due ore snocciolano la formazione ideale dell’Inter con un tono da stadio, non ho pietà del troglodita avvaccato al mio posto che mi costringe a cercarmene un altro, però più di tutti odio i gentiluomini impomatati con il sole 24 ore spiegato davanti (con o senza camicia di lino) che per tutto il tempo gracchiano al telefono dei loro importanti affari e impediscono a me, che non ho parenti proprietari di giornali, di leggere il mio libro (Carlo Ginzburg, Il giudice e lo storico, Einaudi, Torino 1991).

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GIULIO FERRONI Tutto è zuppa (pedagogistica)

Da «Una scuola per il futuro», Milano 2021, pp. 98-100

In ogni modo la generale constatazione della natura salvifica dell’informatica e di Internet ha galvanizzato i tanti zelatori della scuola in rete, scuola 2.0 proiettata magari fino a 4.0: pronti a definire impostazioni, metodi, regole per la didattica a distanza, che subito ha acquisito la sua inevitabile sigla, DAD. La situazione di necessità ha rilanciato le tante voci che negli anni recenti avevano propagandato la didattica digitale; e se ne è tratto spunto per suggerire nuove direttive e auspicare proposte vincolanti per il futuro dell’insegnamento. In molti casi si è giunti a vagheggiare, anche per l’auspicato ritorno a scuola, una definitiva alterazione del ruolo dell’insegnante Continua a leggere “GIULIO FERRONI Tutto è zuppa (pedagogistica)”

Play School II

Del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,
e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è solo un gioco

Prepararsi alle nuove sfide della didattica digitale. La gamification. Parte seconda. Il grande gioco della Divina Commedia, con tutti i saliscendi, le buche, i fiumi da attraversare, le avverse condizioni meteo (ampliamento di educazione civica), i premi e le punizioni, o l’assedio alla città di Gerusalemme su una scacchiera, con l’obiettivo di disarcionare i cavalli e bruciare le torri (virtualmente). Il Decameron si può trasformare in un role playing game, Orlando furioso in un memory game. Machiavelli invece è stato già gamificato. Con il paroliberismo futurista si possono realizzare dei puzzle Continua a leggere “Play School II”

Leopardification (Play School I)

Prepararsi alle nuove sfide della didattica digitale. La gamification. L’evoluzione del pessimismo leopardiano in 12 slide da proiettare sulla lim disposte come nel gioco dell’oca (Goose game). Si inizia con la siepe che impedisce la vista del mare (sullo sfondo, mosso, perché il poeta ci naufraga), segue la luna, con la didascalia (ops, si dice headline) che dice: E tu certo comprendi il perché delle cose (versi che possono far capire alle agli studenti la profondità delle domande che si pone Leopardi, da cui l’inevitabile pessimismo leopardiano), Silvia che tesse la tela (e nella headline: o natura,  natura, perché non rendi poi quel che prometti allor), la donzelletta che vien dalla campagna per ballare Continua a leggere “Leopardification (Play School I)”

Sul possibile rischio di estinzione dell’umanità

Tranquilli, una ricercatrice inglese ha scritto su New Scientist che l’intelligenza artificiale non è in grado di sviluppare un’intelligenza propria: “i modelli di intelligenza artificiale svolgono solo i compiti per i quali sono stati programmati”. Però, quali compiti e programmati da chi? Il pericolo, dunque, non è il rischio di estinzione dell’umanità ad opera di proprietà superintelligenti dell’ia, ma da parte della stessa umanità, con le sue proprie mani.

GIOVANNI CAROSOTTI Tra anacronismo e attualità: don Milani e la scuola italiana – parte 3

[L’identità di Clio, 12 luglio 2022]

Una difficile attualità

Giunti a questo punto, possiamo comprendere il riferimento strumentale all’opera di don Milani, nel momento in cui i governi di centro-sinistra hanno avvertito il bisogno di legittimare la loro azione politica, che con più rigore in questi anni  ha assecondato le direttive neoliberiste sulla scuola, provenienti dall’OCSE e da altre istituzioni internazionali. 

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Tiktok

Se ci fosse stato tiktok quando andavo alla scuola media avrei potuto filmare il mio (anziano) prof di matematica che batteva un pugno così forte sulla cattedra da farla ribaltare con tutto quello che c’era sopra. Siccome lo faceva spesso, per richiamare l’attenzione, un monellaccio aveva svitato il piano. Bastava puntare la telecamera del cellulare e aspettare e nel frattempo fare ogni sorta di pernacchie. Naturalmente non c’era tiktok, e nemmeno i cellulari. O forse non c’erano i cellulari né tiktok perché mancava questa esigenza di trasformare ogni fatto in cronaca da propinare a una platea di sconosciuti (follower)

The dark side of the moon

Questo esame non mi ha fatto venire voglia di leggere Mrs Dalloway né Gita al faro di Virginia Woolf, tanto meno brani estrapolati dalla Naturalis historia di Plinio il Vecchio (tutta l’opera consta di 37 libri che si sono fortunatamente salvati dall’eruzione del Vesuvio), i continenti possono continuare tranquillamente ad andare alla deriva e l’agenda venti trenta sarà prorogata di dieci anni e diventerà agenda trenta quaranta e così via. Pensavo invece che si potrebbero sostituire i noiosi percorsi interdisciplinari con tutti i loro collegamenti innaturali (talvolta anche curiosi, ammettiamolo) con le carte di dixit. La, lo studente non sarebbe più costretto ad attenersi a questa specie di artificiale coerenza concettuale e potrebbe stappare la propria immaginazione Continua a leggere “The dark side of the moon”