Temo i Danai che prestano doni

Un docente non può essere contemporaneamente psicologo, educatore, facilitatore, assistente sociale, perché la classe è un setting educativo e non è formata da 10-12 studenti, ma da 25-27-30.
Lidia Cavadini, Ragazzi cattivi, Riflessioni a margine di un fatto di cronaca locale, in «Il presente e noi», 20 febbraio 2019

La didattica a distanza è finita perché è finita la pandemia. Falso. La didattica a distanza è fallita perché, quando è finita la pandemia, ci si è resi conto che aveva fatto dei danni sociali e psicologici agli studenti. Falso. Si è riscoperta l’importanza della relazione. Falsissimo. I banchi monoposto a rotelle erano un assaggio delle nuove modalità di apprendimento a 360 gradi. Fuochino. Li avete ammassati nei sottoscala? Avete fatto male.

La pandemia è stata un laboratorio, in cui sperimentare come può diventare la scuola nell’era della sua riproducibilità tecnica. Per questo lo shock pandemico nella scuola è stato prolungato per altri due anni. Mentre noi ruminavamo sulla scuola in sicurezza e benedivamo la didattica digitale integrata, i cervelloni erano al lavoro per attuare una riforma della scuola senza precedenti. Tutte le riforme della scuola sono passate attraverso un iter, delle piazze, hanno trovato degli inceppi in fase di attuazione. Questa volta no. Questa volta la riforma entra nella scuola come un cavallo di Troia. Con due differenze. Il cavallo ha le rotelle. Sul cavallo c’è scritto che non è un dono, ma un prestito. Laocoonte sarebbe costretto a dire Temo i Danai che prestano doni: Timeo Danaos et dona praestantes.

Per restituire il cavallo bisognerà fare una spending review. Cosa preferite tra tagliare i vostri posti di lavoro e aumentare il numero di alunni per classe? Ho sentito dire che la classe è un concetto superato dalla classroom, dove ci possono stare 30 alunni o anche di più, anche 300, anche nessuno. C’è anche questo fatto della denatalità per cui i posti di lavoro, è gioco-forza, devono diminuire. Qualcuno dice che gli insegnanti al passo con i tempi hanno maggiori probabilità di salvarsi. Si stanno riscrivendo le regole per compilare una graduatoria interna. Ogni istituto ha facoltà di premiare chi partecipa al gioco.

Nella scuola del cavallo di Troia la relazione si è trasformata in una rete, in una circolarità di relazioni: c’è un insegnante che trasmette dei segnali a degli studenti che indossano i cosiddetti «occhiali da stronzo»1 dentro un ambiente smart, con lavagne su ogni lato. L’insegnante supervisiona. Schiocca le dita per indicare la direzione dove si devono muovere i banchi a rotelle. Fa il sorvegliante. Quando il sistema entra a regime potrebbe anche diventare un ologramma dentro gli occhiali degli studenti. Intanto, due lavagne costano 6000 euro, i visori 500 euro l’uno, i tablet due spicci, l’insegnante di più. Un insegnante clonato molto meno. Un insegnante clonato si aggiorna continuamente, diventa un dispensatore di evergreen contents.

La lezione frontale non viene abolita, diventa «immersiva». Qui ci aiuta l’esperienza della didattica a distanza dove l’insegnante parla a 30 alunni silenti, con la differenza che nell’aula digitale lo studente è materialmente presente, e nello stesso tempo è connesso. La lezione frontale, che dura mediamente mezz’ora, viene interrotta da frequenti?, ricorrenti? improvvise?, esperienze con i visori, brevi e intense escursioni nel grande mare dell’web o tra i contenuti messi a disposizione delle aziende del settore. Quale settore? Il settore della didattica liofilizzata per cloud.

Nessuno ha capito che fondamentalmente i giocattoli dentro al cavallo di Troia sono come le armi. Qualcuno ne produce una grande quantità e poi li deve vendere. La società però non sembra pronta a recepire queste novità, non sono nemmeno economici, il metaverso sta diventando un flop, e quindi i giocattoli non hanno più un mercato e in più mettici che invecchiano in fretta, alcuni sono già dei rottami. Rifiliamoli alla scuola. Otteniamo alcuni obiettivi: evitiamo la ciclica crisi di sovrapproduzione, nascondiamo gli edifici pericolanti dietro al trompe-l’œil pseudo-futurista, ci abituiamo a usare questi oggetti inutili e poi non riusciamo più a farne a meno.

1 La definizione è di Paris Marx, La visione sbagliata del futuro tecnologico, «Disconnect»