Intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale può portare all’estinzione la specie umana.
Il ruggito del coniglio

L’errore è vedere chat gpt solo dal punto di vista che gli studenti si fanno scrivere i temi. Primo perché l’importante è che li facciano, i temi. Chat gpt li realizza, loro li leggono e imparano come si fa. E dopo li sanno fare.

Poi anche basta con la cultura del sospetto. Non bisogna sempre vedere lo studente come un nemico pronto a fregarci. Forse i primi tempi, inebriati dalla novità, scolare e scolari useranno il mezzo in modo spregiudicato e furbescamente, sebbene con dubbi risultati, però dopo, certamente, diventeranno più accorti, e non sarà più necessario fare dei lunghi segni con la penna rossa, tutto diventerà più fluido, e anche più urbano.

D’altronde la calcolatrice non ha ucciso la matematica. Uno che non conosce i numeri, sulla calcolatrice non sa cosa digitare. Uno che non conosce l’italiano il tema non può chiedere di farlo all’intelligenza artificiale. Come me che con l’intelligenza artificiale non potrei mai scrivere un testo con una scrittura ideografica.

Poi c’è il discorso delle competenze. Che cambiano nel tempo. Quando dovevate scrivere con la Olivetti dopo un po’ vi facevano male i polpastrelli. La lingua era intrisa di lavoro manuale. Poi sono arrivate le tastiere dei pc e il copia-incolla, oggi uno usa il comando vocale. Dice: ehi Maria Giovanna, mi fai un tema sulla droga con una posizione moderatamente favorevole alla liberalizzazione della cannabis? Si chiamano soft skills, competenze impalpabili per stare al mondo senza apparire desueto o disadattato.

E infine, ma soprattutto, cogliamo il vantaggio per noi: l’intelligenza artificiale è in grado di produrre i compiti e anche i relativi giudizi. Basterà chiedere agli scolari, e alle scolare, di includere nella produzione anche la propria valutazione. Si chiama autovalutazione, e va anche parecchio di moda, acquieta la rabbia, aumenta l’autostima reciproca, elimina il disagio, fa risparmiare tempo.